Stadio a Tor di Valle? Una discarica
Dove dovrebbe sorgere il nuovo impianto giallorosso c’è una distesa di frigo, water e materassi
Il primato di discarica più lunga della Capitale spetta a quella che decora la porta di ingresso del futuro stadio della Roma. Duecento materassi - contati uno a uno - che sfilano sul panorama di via dell’Ippodromo di Tor di Valle. E poi frigoriferi (altri 200), lavatrici, water, cumuli di elettrodomestici, legname e calcinacci, vetri e lamiere. E i ciclisti costretti a trasportare la bici con le braccia per raggiungere la ciclabile.
Il primato di discarica più lunga della Capitale spetta di certo a quella che decora la porta di ingresso del futuro stadio della Roma. Duecento materassi - contati uno per uno - che sfilano sul panorama di via dell’Ippodromo di Tor di Valle, quadrante sud della città. Ma non sono i soli a giacere abbandonati sul chilometro netto della strada, che scorre parallela alla via del Mare e alla ferrovia RomaLido. È su questa fetta di terra disastrata che dovrebbe sorgere il tanto atteso e discusso stadio. Nel frattempo il bilancio è orrido: duecento frigoriferi insieme a lavatrici, cumuli di elettrodomestici, water, legname e calcinacci. Montagne su montagne, mini-Malagrotte a cielo aperto. La sequenza è praticamente ininterrotta, proprio a ridosso dello storico ippodromo destinato alla demolizione. Gigantesche distese di bianca immondizia che spiccano tra il verde agro romano, l’area golenale che poi sfocia sul Tevere ben poco distante.
«Arrivano di notte, scaricano tutto ed ecco qui servita la vergogna Capitale», conferma Alberto Egidi, tra i tanti residenti che frequentano la panoramica via: nonostante il degrado assoluto infatti per ciclisti e sportivi è questa la strada di accesso alla vicina pista ciclabile sul fiume. Spettacolare quanto pericolosa. Per raggiungerla è necessario farsi largo con le due ruote strette tra le braccia, i piedi che restano in bilico sui cumuli di immondizia, vetro e lamiere. «Questo percorso è molto amato dal mondo della ciclabilità romana, da Tor di Valle si arriva fino a Ponte Milvio, ma ormai il degrado se lo sta divorando - spiega un ciclista di passaggio, costretto allo slalom tra i frigoriferi -. A volte ci sono state discariche così alte da rendere impossibile arrivare alla ciclabile». Strati su strati di inerti che, forse, emergeranno solo quando le ruspe scaveranno per fare posto allo stadio della Lupa. Ci sono anche diversi accampamenti abusivi, nelle tendopoli nascoste tra la vegetazione vivono alcune famiglie rom: «Alcuni di loro hanno persino tentato di ripulire la zona in passato, ma è una battaglia persa», racconta Roberto Guidi, anche lui podista, che spesso si allena sulla devastata via dell’Ippodromo.
Uno scenario da guerriglia che è già stato più volte oggetto di denunce alla polizia locale come all’Ama. I comitati dei quartieri vicini – siamo in IX Municipio, zona Eur - segnalano, ma nessuno interviene sulla rischiosa bomba ecologica. «La situazione è ben nota, ma è chiaro che non c’è interesse per ora a bonificare l’area. Si tratterebbe di un intervento enorme visti i quintali di rifiuti presenti», spiega Maurizio Sapora del comitato Torrino Decima. Diversi poi i cumuli dati alle fiamme, i resti di focolai di chi si è stancato di assistere allo scempio quotidiano della zona: un rogo più violento e sarebbe il caos per via del Mare e ferrovia. Le soluzioni per «materasso-city» sono state anche invocate e prospettate: chiudere la strada con una sbarra ad esempio, piazzare una telecamera per prendere in flagranza gli ormai ribat-
Ciclisti
Per raggiungere la ciclabile è necessario farsi largo con la bici stretta tra le braccia
Nomadi
Un podista: «Alcuni rom hanno tentato di ripulire la zona, ma è una battaglia persa»
tezzati «zozzoni». E, magari, un controllo sul business dei cosiddetti «sgombro cantine», i privati che a pagamento si occupano di portare in discarica la mobilia dei cittadini. Perché la colossale discarica all’ombra dell’Ippodromo dimostra che non tutti i rifiuti ingombranti arrivano come dovrebbero ai centri di raccolta dell’Ama. E in quell’immondezzaio spicca infine un’immagine amara: i volumi rilegati della Divina Commedia. Supremo esempio della cultura italiana, assediata dal decadimento urbano.