L’Italia vista dall’alto nelle foto (aeree) di Massimo Sestini
La mostra «L’aria del tempo» nello spazio Wegil a Trastevere
L’Italia vista dall’alto: fatti di cronaca, avvenimenti storici, eventi naturali, usi e consuetudini. Quaranta immagini di medio e grande formato esposte da ieri nella mostra «L’aria del tempo», negli spazi di Wegil a Trastevere. Autore, Massimo Sestini, pluripremiato fotografo italiano.
Molto oltre il documento, quando l’occhio testimone del fotogiornalismo si fa arte. Ed ecco spiegato perché l’aggettivo ricorrente, ieri durante la presentazione della mostra, è stato il più classico, ma anche il più nobile, dei superlativi: «Bellissime». E lo sono davvero le quaranta fotografie, di medio e grande formato, esposte nella mostra L’aria del tempo, allestita fino al 10 marzo negli spazi di Wegil a Trastevere, polo della Regione Lazio.
Autore delle immagini, Massimo Sestini — Prato, classe 1963 — il pluripremiato fotografo italiano, l’autore di scoop clamorosi (dal primo bikini di Lady D a Lico Gelli a Ginevra trasportato in carcere), l’uomo giusto sempre al posto giusto, anche quando questo richiede giorni di attesa, azioni rocambolesche e notevoli rischi. L’esposizione, a cura di Alessandro Mauro e accompagnata da un libro edito da Contrasto, ha un preciso filo rosso: non un’antologica a tutto campo sul trentennale lavoro del fotografo, bensì una selezione di suoi scatti con due precise caratteristiche, una tematica, l’altra formale: sono foto dell’Italia, e tutte riprese dall’alto, da aerei o elicotteri (non droni).
Fatti di cronaca, compresa la foto celebre del barcone di migranti nel Mediterraneo con cui Sestini vinse nel 2015 il World Press Photo; avvenimenti entrati nella storia, dalla strage di Capaci ai funerali di Giovanni Paolo II; semplici consuetudini come il ferragosto degli italiani sulla spiaggia o fenomeni naturali come la migrazione dei fenicotteri: in ogni caso la ripresa perpendicolare, la visione zenitale, l’impatto dimensionale amplificato, ma soprattutto il punto di vista e il talento dell’autore, danno vita a foto ogni volta diverse, sorprendenti, stranianti rispetto al flusso ininterrotto di immagini, prodotte o consumate, in cui è immersa la contemporaneità. Si tratti di tragedie o di eventi felici, di manifestazioni sportive o di fatti naturali, l’occhio di Sestini, dall’alto, è ogni volta in grado di trasfigurare una veduta in una visione (d’autore): «Prima ho iniziato per un’istinto di sopravvivenza professionale — ha raccontato ieri — quello di cercare una fotografia diversa per poterla vendere. Cosa faccio cosa non faccio... Beh, devo salire, la cosa più pratica, magari meno facile, per fare uno scatto originale. Forse non tutti saranno in cielo, mi sono detto. Poi piano piano, con gli anni, ho imparato che quello che ci fa vedere il cielo non è quello che è». Il segreto, nella pratica di Sestini, è andare oltre: «Non necessariamente in alto. Puoi anche decidere di andare sottoterra, l’importante è non fermarsi davanti a quello che vedi subito. È come conoscere una persona, conoscerla in profondità, scopri aspetti che non sono quelli che conoscevi all’inizio. Con le foto è lo stesso. Rischi di non fare nulla, certo, ma vale comunque la pena di scoprire qualcosa di diverso, da un punto di vista diverso, da un’angolazione interessante».
Non necessariamente in alto. Puoi anche decidere di andare sottoterra, importante è non fermarsi davanti a quello che vedi subito