De Filippi, arriva dall’Aventino il re del bowling
Campione del mondo con l’Italia a Hong Kong: «Un capolavoro, gli americani erano a bocca aperta»
Tra i fantastici cinque messi insieme dal commissario tecnico Massimo Brandolini per fare strike a ogni pronostico e dominare sulle piste di Hong Kong il campionato del mondo di bowling, c’è Pierpaolo De Filippi, 35 anni, romano dell’Aventino, braccio d’oro e un chiodo fisso: trovare sempre il modo di buttare giù quei 10 pezzi di legno. Una passione nata per caso venti anni fa, al centro Tiam di viale Regina Margherita, il più antico d’Italia, dove accompagnava il papà che si divertiva sfidando gli amici.
«All’inizio è solo un gioco racconta De Filippi ancora sconvolto dal fuso orario e dall’improvvisa notorietà - poi ci prendi gusto e inizi a pensare spesso a come fare per abbatterli tutti, sempre. Avevo 16 anni, mi regalai la prima boccia e poi pian piano ho iniziato a perfezionare la tecnica, ad andare da maestri sempre più bravi per correggere i miei difetti e ora sono qui, incredulo, a realizzare che sono diventato campione del mondo».
C’era da migliorare il ventiduesimo posto ottenuto alla rassegna iridata di Las Vegas dell’anno scorso, gli azzurri sono andati oltre ogni attesa. «Siamo stati bravi ad anticipare gli avversari, anzi i mostri che abbiamo incontrato nelle finali: prima il Canada, poi nella finalissima per il titolo i maestri degli Stati Uniti. Dovevate vederli come ci guardavano, loro superprofessionisti erano stupefatti da quello che stavano facendo quegli sconosciuti dilettanti. Il bowling è un gioco di grande tattica, le piste sono cosparse di olio e ogni volta non sai come si devono interpretare. Il nostro commissario tecnico è stato bravo ad anticipare alcuni “spostamenti”, noi siamo stati bravi a seguire la sua tattica e gli americani sono rimasti a bocca aperta».
Adesso per voi c’è un momento di grande popolarità: «Sì, e sembra tutto così irreale. In Italia il bowling è sempre stato considerato un gio- co da ragazzi che trovano un modo divertente per passare una serata, ora sembra che si stia scoprendo che esistono degli atleti che giocano e dedicano la loro vita a migliorarsi». Si può vivere di bowling? «Magari! Io sono amministratore di condominio a Roma e ho aperto un franchising di street food (Food&chips, ndr) a Pisa, sperando presto di ingrandire l’attività. Per il titolo vinto non abbiamo ricevuto alcun compenso, ma già eravamo contentissimi perché Coni e federazione ci rimborsavano viaggio e albergo. Io poi mi ritengo fortunato, adesso che sono a un buon livello una ditta specializzata mi fornisce le bocce per giocare e non le devo più comprare. Un giocatore deve avere almeno 6 bocce personali e ogni boccia costa tra i 140 e i 250 euro, è già un bell’aiuto!».
Come cambia la vita da campione del mondo? «Non cambia, anzi, c’è nuova passione e nuova voglia di migliorarsi. Vorrei che questo successo servisse per aumentare nel nostro Paese la considerazione che si ha del bowling e magari facesse avvicinare tanti più giocatori alle piste di tutta Italia. Il mio obiettivo è mantenere il posto in nazionale e guadagnarsi una convocazione per le Olimpiadi delle discipline sportive associate».
Oltre al bowling ha tempo per altre passioni? «Sono tifoso della Roma, per anni non ho mancato una partita allo stadio. Poi ho iniziato a giocare tornei ogni fine settimana e mi sono concentrato più sui birilli che sul pallone». Con la Roma però sempre nel cuore. «Sì, ma oggi è sofferenza, più che passione».