Corriere della Sera (Roma)

La burattinai­a: «Io, da 60 anni al Gianicolo»

La vedova di Carlo Piantadosi e i 60 anni del teatrino più amato dai piccoli Il “trucco” di regalare ciucci a Pulcinella: «Così le madri svezzavano i figli»

- di Fabrizio Peronaci

Agnese Piantadosi, 83 anni, vedova di Carlo, e i burattini al Gianicolo. «Un sogno lungo una vita»

Avviso ai genitori sull’orlo di una crisi di nervi. Non tutte le mamme romane lo sanno, però non è neanche il segreto di Pulcinella (ahah!) Come lo svezzo il pupo? Come evitare la notte in bianco? Un rimedio c’è: basta portarlo, il marmocchio, in cima al Gianicolo. Al teatro di Pulcinella, appunto. Quello fondato da Carlo Piantadosi, il burattinai­o-scugnizzo sbarcato a Roma poverissim­o, che sembrava il monello di Charlie Chaplin, e diventato una celebrità della commedia dell’arte. Lui se ne è andato sei anni fa e sua moglie Agnese, a dispetto delle 83 primavere, ha raccolto il testimone e non intende lasciarlo.

Tutti i fine settimana è lì, sotto il teatrino verde con su scritto “Non tirate sassi, questo spettacolo sopravvive per le generose offerte del pubblico”, ma se c’è qualcuno da ringraziar­e in verità è lei, perché l’estasiata meraviglia dei bambini non ha prezzo e anche perché - eccoci al punto! - è stata proprio lei, la decana delle burattinai­e d’Italia, a svezzare i pupi di mezza Roma...

Mi chiede: «Ha figli?» «Sì, due ragazze». «Allora immagino che ci conosce...» «Certo! Venivo quand’erano piccole» «Le interessa una curiosità che pochi sanno? Per anni - mi confida - io e mio marito abbiamo conservato scatole piene di ciucci e biberon. S’era sparsa voce: le mamme, non sapendo come svezzare i figli, li facevano contenti portandoli a vedere i burattini, a patto di regalare il ciuccio a Pulcinella. I piccoli guardavano lo spettacolo e alla fine, tenuti per mano dai genitori, bussavano alla porticina sul retro e consegnava­no le tettarelle... E noi le mettevamo in una scatola, ci pareva brutto buttarle. Ne ho tenute da parte a centinaia...»

Che belle, le favole vere. Quella di Carlo e Agnese all’inizio è in bianco e nero, ma si colora presto. Anno 1947, immediato dopoguerra: un bimbetto napoletano, secondo di otto figli, arriva a Roma in cerca di fortuna. Vestito di stracci, si aggira tra i palazzi bombardati, guarda continuame­nte a terra sperando di trovare una moneta, si mette in fila ai forni odorosi di pane... «Aveva 10-12 anni, dormiva da una zia. Lui sì che ha sofferto la fame vera. Un giorno a San Giovanni vede il carretto di Francesco Cardoni, grande burattinai­o dell’epoca, e fu la svolta...» Carlo Piantadosi, come il monello adottato dal vetraio-Chaplin, comincia da apprendist­a. «La prima volta lo vidi al Pincio, durante lo spettacolo. Io ero timida, la classica figlietta unica di buona famiglia, ma lui, daje e daje, mi convinse a uscire. Mi portò al laghetto dell’Eur, dove ci siamo dati il primo bacio. Pochi mesi dopo ci sposammo...»

Estate 1959: Ciro Tortorella lancia in tv “Lo zecchino d’oro”, ma anche loro, Carlo e Agnese, ottenuta la licenza per l’occupazion­e di suolo pubblico sulla terrazza più bella di Roma, il modo di far divertire i bambini lo trovano, eccome. Due ragazzi, un baracchino e Pulcinella: il sogno è realtà! «Con il primo teatrino, fatto di mattoncini, andò subito bene. Lavoravamo tanto, 6-7 spettacoli al giorno. Abitavano in via Morello, al Tiburtino. Dovevamo paga’ la pigione. Mangiavamo un panino sulla panchina e restavamo fino a sera».

Sono ormai 60 anni che gira col piattino delle offerte. Fino al 2012 dentro la «casetta» c’era lui, ora è rimasta la voce registrata. E a far ballare i pupazzi sono la figlia Antonella e il nipote. «Gli spettatori non danno molto, un euro o meno, ma danno tutti. Abbiamo sempre avuto casa piena di spicci!» Per un periodo si fecero avanti persino gli sponsor. «Quando Carlo diventò famoso, come esponente della commedia dell’arte e come attore, per la parte del cardinale recitata in Aggiungi un posto a tavola, ci contattò la Chinotto: volevano mettere un’immagine come pubblicità. Soldi senza lavorare? Ci parve un miracolo!»

Chi non ha mai assistito alle «disgrazie» di Pulcinella? L’amore per Gabriella, le mazzate col rivale, la guardia venuta ad arrestarlo, i giochi di parole... «Chiunque a Roma ha avuto figli, almeno una volta è passato da qui», dice orgogliosa. Pochi però conoscono un segreto. «Gigi Proietti, affascinat­o dal cambio di voce che Carlo riusciva a fare, gli chiese il trucco. Io lo so: si metteva in bocca un aggeggio metallico, avvolto da una fettuccia di stoffa, e muovendolo con la lingua il timbro si modificava, in modo da far parlare personaggi diversi. Però mica glielo confidò, a Proietti! Del suo mestiere era gelosissim­o».

A quanti vip ha stretto la mano, Agnese. Gli stessi che poi la sera vedeva in tv... «Enrico Montesano si metteva di lato, col pupo sulle spalle, e rideva tanto. Claudio Villa, che abitava a Trastevere, sfrecciava in moto e ci salutava da lontano, strillando: Ciao Pulcinè! Una cara amica era la sora Lella. E un altro Silvan: Il vero mago sei tu, ti devo portare con me! gli diceva». I bambini del dopoguerra diventavan­o padri, zii, nonni, ma sempre al Gianicolo andavano. Tutti: dai capi di Stato in giù. «Una mattina passò Giorgio Napolitano con la scorta, scese e Carlo gli andò incontro per presentars­i. Era

Colpo di fulmine

«Lo incontrai al Pincio nel 1959. Mi invitò a fare una passeggiat­a al Laghetto, poi le nozze»

❞ Enrico Montesano Si metteva di lato, col pupo sulle spalle. E rideva tanto

Silvan Veniva spesso, era amico di mio marito. «Anche tu sei un mago», gli diceva

❞ Claudio Villa Arrivava in moto e salutava a modo suo: «Pulcinè!»

❞ Giorgio Napolitano Era con la scorta, scese e disse a Carlo: «Io la conosco!»

Gli spettatori

«Chi a Roma ha avuto figli è passato da qui Proietti voleva sapere il segreto della voce»

emozionato, onorato. Ma lui, il presidente, lo stupì: Io la conosco bene, mio figlio ora ha 40 anni, ma da giovane stavo sempre qua! Fu forse la sua soddisfazi­one più grande».

Tempi lontani, oggi prevale la nostalgia. Le scende una lacrima al ricordo dei pomeriggi di maltempo passati in macchina col marito, sotto la statua di Garibaldi, «sperando che spiovesse», oppure di quando lui, che «non voleva mai anda’ in vacanza», accettò di accompagna­re moglie e figlia al mare «solo a patto di portarsi dietro il teatrino e organizzar­e lo spettacolo nei giardini di Ladispoli». Agnese, quando arriva il tempo dell’uncinetto? «Mai, questo lavoro non lo lascio! risponde con un sorriso dolce Finché ho le forze, mi troverà qui. E lei, magari, torni coi nipoti... Vedere i bambini ridere è la cosa più bella del mondo».

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Teatrino Agnese e Pulcinella
 ??  ?? Al Gianicolo Agnese Cristofori, 83 anni, la vedova di Carlo Piantadosi, il burattinai­o del Gianicolo insignito del titolo di Cavaliere del lavoro, morto nel 2012, gestisce il teatrino con la figlia e il nipote (foto LaPresse / Carlo Lannutti)
Al Gianicolo Agnese Cristofori, 83 anni, la vedova di Carlo Piantadosi, il burattinai­o del Gianicolo insignito del titolo di Cavaliere del lavoro, morto nel 2012, gestisce il teatrino con la figlia e il nipote (foto LaPresse / Carlo Lannutti)
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