Sgombero ex Penicillina All’interno aspettavano solo cinquanta occupanti
Gli occupanti erano più di cinquecento ma ormai ne erano rimasti pochi Salvini: presto nuovi blitz. Medici senza frontiere: problema solo spostato
Meno di una cinquantina erano ieri mattina gli occupanti sorpresi durante lo sgombero dell’ex fabbrica della Penicillina in via Tiburtina, all’altezza di via del Casale di San Basilio. Il prossimo intervento sulla lista dovrebbe essere l’ex albergo Roma Eurostars Congress in via Prenestina, bruciato in un incendio a novembre ma subito rioccupato da circa 400 persone: fra loro molti minorenni tanto che l’edificio è stato ribattezzato «l’hotel dei bambini». Ma se ne riparlerà a gennaio. Intanto il Comune sta affrontando l’emergenza occupanti dell’ex fabbrica: in 121 hanno accettato finora l’accoglienza a tempo dei servizi sociali.
Il prossimo sulla lista dovrebbe essere l’ex albergo Roma Eurostars Congress in via Prenestina 944, bruciato in un incendio all’inizio di novembre ma subito rioccupato da circa 400 persone, fra loro molti minorenni tanto che l’edificio è stato ribattezzato «l’hotel dei bambini». Ma dopo lo sgombero di ieri mattina dell’ex fabbrica della Penicillina in via Tiburtina, all’altezza di via del Casale di San Basilio, potrebbe anche toccare al palazzo di Bankitalia in via Carlo Felice, a San Giovanni. In tutti i casi se ne parlerà dopo Capodanno.
Il Comune sta affrontando l’emergenza occupanti dell’ex fabbrica: in 121 hanno accettato finora l’accoglienza a tempo del Comune, anche se ieri in via Tiburtina le persone censite sono salite a 157. All’arrivo delle forze dell’ordine per blindare il quartiere e l’enorme complesso all’interno ce n’erano meno di 50. Tutte gli altri – fino a poche settimane fa erano più di 500 – si erano già allontanati. Gli ultimi proprio all’alba, con trolley e borsoni. Alcuni hanno passato la notte nell’ex stabilimento Romanazzi, altri in un locale abbandonato accanto alla Penicillina, altri ancora in un ex hotel della zona e più in generale in fabbriche della Tiburtina Valley. La diaspora dell’ex fabbrica, che tutti temevano alla vigilia, ma che era anche una strategia per rendere meno traumatica la liberazione dell’enorme complesso pericolante, si è verificata puntualmente, come era già successo a settembre per il palazzo in via Raffaele Costi, a Tor Sapienza. Sommando i due sgomberi in giro per Roma ci sono adesso almeno 600 persone in più. Sono quasi tutti rifugiati africani con permesso di soggiorno, ma fra loro ci sono anche spacciatori che si sono dileguati. In 35 sono finiti all’Ufficio immigrazione per accertamenti sui loro documenti di soggiorno. Nella sua ordinanza la sindaca
Virginia Raggi ordina alla proprietà dell’immobile, la farmaceutica Isf, la bonifica e la messa in sicurezza dei luoghi affinché non vengano occupati di nuovo. Intanto per alcuni giorni il palazzo sarà presidiato dalle forze dell’ordine. Che ieri hanno monitorato la contestazione di un residente al ministro dell’Interno Matteo Salvini («Adesso si presenta, sono 30 anni che qui viviamo a contatto con l’amianto»), in visita all’ex fabbrica («Presto ci saranno nuovi sgomberi», ha confermato il responsabile del Viminale) e al segretario romano del Pd Andrea Casu, questa volta da parte degli attivisti di Potere al Popolo, del sindacato Asia Usb e dei movimenti di lotta per la casa. Infine la denuncia di Medici senza frontiere, che dal gennaio scorso ha curato 361 pazienti nel complesso abbandonato: «Adesso sono state accolte solo il 5% delle persone che abitavano qui. Non ci sono posti disponibili, neanche per un ragazzo con una gamba amputata da poco. In tanti sono andati via, il problema è stato spostato».
Prossimo Roma Eurostars Congress sulla Prenestina, bruciato in un incendio a novembre ma subito rioccupato da circa 400 persone