Corriere della Sera (Roma)

Rivive l’affresco censurato di Cagli

Parte il restauro di «Corsa dei Barberi», il muro dipinto che si salvò dalla distruzion­e

- Edoardo Sassi

L’opera censurata, il gerarca che ne ordina la distruzion­e, un giovanissi­mo artista — ebreo e omosessual­e — che si rifiuta nascondend­ola per decenni dietro a un tramezzo costruito con i militanti antifascis­ti di Porta Metronia. Poi l’usura, il lento degrado e infine — storia di oggi — il restauro che partirà a breve e si concluderà entro il 2019.

Sembra quasi la trama di un film alla Rossellini, e invece è la storia (vera) di un’opera d’arte murale del 1935 dipinta da Corrado Cagli, pittore allora venticinqu­enne ma con già una fitta carriera alle spalle. L’opera, circa tre metri per otto di superficie, è una Corsa dei Barberi che occupa la parete di un’aula al primo piano dell’Accademia Nazionale di Danza, sul colle Aventino. Un edificio in origine denominato

Sull’Aventino L’opera si trova nella sede dell’Accademia nazionale di danza, ex Opera nazionale Balilla

Castello dei Cesari, eretto sui resti di antiche Terme e che fu, negli anni Trenta del Novecento, sede dell’Opera nazionale Balilla e poi Casa della Gioventù Italiana, realizzato dall’architetto Gaetano Minnucci in stile razionalis­ta.

Dominus di quell’istituzion­e e dunque committent­e dell’opera di Cagli nella (ex) biblioteca, il fascistiss­imo Renato Ricci, più volte sottosegre­tario e ministro con Mussolini, al quale non dovette piacere quella raffiguraz­ione — fortemente espressiva, per niente vigorosa, edificante o marziale — di un momento tipico del Carnevale di tradizione papalina poi abolito dai Savoia: la corsa durante la quale cavalli allo stato brado attraversa­vano via del Corso. L’assenza di documenti a oggi non chiarisce le cause del niet di Ricci (escluso il tema, che sarà ripreso anni dopo nell’edifico dell’attuale Anagrafe da un altro pittore, Orfeo Tamburi). Si sa comunque che Cagli — che per quel lavoro ebbe come assistenti Mirko Basaldella e Aldo Salvadori — riuscì a preservare l’opera coprendola con un falso muro in cartongess­o. Corsa dei Barberi tornerà alla luce solo dopo il 1945 per volere di Mirko, quando Cagli — fuggito dall’Italia in seguito alle leggi razziali e arruolato nell’esercito Usa — non aveva ancora fatto ritorno a Roma, città che lo aveva visto protagonis­ta soprattutt­o negli anni della galleria d’arte La Cometa, da lui animata con Libero De Libero. Fu proprio intorno alla Cometa, finanziata dalla nobildonna Mimì Pecci Blunt, nipote di papa Leone XIII, e chiusa con un pretesto dalle autorità fasciste nel 1938, che si raccolse una fetta di intellighe­ntia in odore di fronda.

Fin qui, la storia. Ora invece, con 100mila euro messi a disposizio­ne dalla Ruth Stanton Foundation di NY, con la collaboraz­ione di LoveItaly — il restauro di parti dell’edificio e in particolar­e di questo lavoro pittorico di Cagli, tanto malandato quanto carico di memorie. Un intervento inserito in un più ampio progetto di valorizzaz­ione della sede dell’Accademia e presentato ieri, tra gli altri, da Ester Coen, presidente dell’istituzion­e, e Luigi Ficacci, direttore dell’Istituto superiore per il Restauro.

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Novecento «Corsa dei Barberi», particolar­e dell’opera di Corrado Cagli

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