«Quel Tmb andava chiuso»
Il presidente del Municipio, Caudo (Pd): «Allarmi inascoltati fin dal 2011, odore acre da sempre» Salario, dopo il rogo i residenti contestano sindaca e ministro: dovreste dimettervi
«Questo rogo deve decretare la fine di una discarica». I comitati di quartiere Colle Salario, Fidene, Serpentara e Villa Spada si sono precipitati ieri davanti al Tmb gridando: «Dimettetevi, vergogna». Il presidente del Municipio, Caudo: allarmi inascoltati dal 2011.
«Dimettetevi, incapaci, vergognatevi!». I residenti dei quartieri intorno all’impianto di trattamento dei rifiuti, il Tmb di via Salaria distrutto ieri notte dal maxi rogo, hanno attaccato senza giri di parole la sindaca Virginia Raggi e il ministro all’Ambiente, Sergio Costa, affiancati dagli assessori all’Ambiente capitolino, Pinuccia Montanari, e regionale, Massimiliano Valeriani durante l’incontro con i giornalisti per fare il punto sull’incendio. All’incontro ha partecipato pure la prefetta Paola Basilone.
«Questo Tmb è obsoleto, va chiuso, non spendete più soldi. Basta con questa discarica a cielo aperto», urla un residente, Salvatore Cusimano, che è andato a vivere a Fidene nel 2002 e il Tmb non c’era ancora. Fiamme e fumo nero non hanno fermato i comitati di quartiere di Colle Salario, Fidene, Serpentara e Villa Spada che si sono precipitati davanti all’impianto, al centro da anni di una querelle. Federica Mencalli, che vive a Colle Salario, è mamma di un bambino di 5 anni. Ha la mascherina nera sul volto per raccontare come da anni non esce mai sul terrazzo di casa: «Penso ogni giorno a come sta crescendo qui mio figlio specialmente quando lo accompagno a scuola a piedi. A volte devo lavare i panni in lavatrice due volte per l’odore acre che sento sui vestiti».
Il Tmb (Trattamento meccanico biologico ndr) Salario è uno dei quattro impianti che lavorano il 56% circa di rifiuti indifferenziati dei romani. E insieme a Rocca Cencia rappresenta le due strutture di Ama che separano gli scarti dei romani cercando di recuperare carta, plastica, vetro, alluminio e «umido». Aperto nel 2006 come deposito, il Tmb ha cominciato a lavorare rifiuti nel 2011 e da allora ha cambiato la vita dei residenti, molti dei quali in fuga da rumori e smog della città. «Abbiamo scelto Castel Giubileo perché c’era l’aria più pulita», ricorda un’altra residente, Francesca Amadori. «Ma non c’è solo un problema di odore acre, abbiamo spesso mal di gola e bruciori agli occhi e nonostante abbia un figlio di 8 anni non invitiamo mai nessuno in casa: preferiamo uscire e andare lontano da qui».
Marcello Luca, segretario della squadra di calcio Fidene è in ansia per i suoi ragazzi. «Non è giusto che giovani dai 16 ai 30 anni si allenino all’aperto con questo inquinamento. L’impianto è stato costruito in un luogo non idoneo».
Natale di Cola (Cgil) «Il centro è andato distrutto. Denunciamo da anni i gravi problemi per la sicurezza»
Il Tmb dopo il maxi rogo difficilmente riprenderà a lavorare rifiuti come ha fatto finora. «È distrutto - commenta Natale di Cola della Cgil Funzione pubblica -. Da anni denunciamo i rischi per la sicurezza e in particolare in caso di incendio, chiedendo di far entrare nelle vasche solo il rifiuto trattabile, senza stoccarlo in quel modo». I dati di Arpa Lazio avevano mostrato nei mesi scorsi «rifiuti marcescenti oltre il limite» e nell’impianto c’erano 2-3 mila tonnellate, molte da almeno 15 giorni, invece delle 800 consentite. Il sequestro della magistratura già da ieri ha bloccato la lavorazione: ora i tecnici verificheranno se la struttura è ancora agibile. Poi se ne deciderà il futuro.