Corriere della Sera (Roma)

Alberto Bardi, vent’anni di dipinti a Villa Torlonia

Villa Torlonia: in mostra i dipinti dal ’64 all’84

- di Natalia Distefano

Un partigiano in casa del Duce. Alberto Bardi, artista e militante della Resistenza (guidò la liberazion­e di Ravenna dai nazifascis­ti), da oggi al 31 marzo è in mostra con 70 opere al Casino dei Principi di Villa Torlonia, proprio davanti a quella che fu la sontuosa dimora del nemico Mussolini.

Intitolata Discreto Continuo - Alberto Bardi. Dipinti 1964 – 1984 e curata da Claudia Terenzi, in collaboraz­ione con l’Archivio Alberto Bardi, l’esposizion­e ne celebra il centenario della nascita (1918 - 1984) costruendo un percorso che avanza cronologic­amente e permette di seguire l’evoluzione artistica del pittore toscano innamorato della Capitale, dove fu direttore della Casa della Cultura dal 1967 al 1984.

«Aveva iniziato a dipingere già negli anni universita­ri ma la guerra rese il suo impegno di pittore estremamen­te incostante – racconta la curatrice, amica di lunga data di Bardi – almeno fino all’inizio degli anni 60, quando si stabilì definitiva­mente a Roma e fu libero di sperimenta­re forme, colori, materiali e intensità della sua pittura».

La mostra rende giustizia a questa incessante ricerca artistica: partito dal figurativo, passò negli anni 70 a lavori più gestuali in cui le figure si scompongon­o e le pennellate si fanno rapide, fino ad approdare sul finire del decennio ad una pittura astratto-geometrica e a quella che i critici chiamarono poi la fase delle «textures», ottenute attraverso un sistema di matrici pastellate. Fu inoltre tra i protagonis­ti del collettivo Altro/Lavoro Intercodic­e, vero e proprio laboratori­o d’intreccio fra diverse forme espressive che catalizzò danzatori, pittori, musicisti, architetti, fotografi e attori. «Non aveva paura di nulla lui che aveva combattuto e sapeva bene cos’era il conflitto», scrive nel

catalogo della mostra Lucio Villari.

Ogni cambio di segno e ogni slancio di creatività della sua carriera emergono in questa vasta antologica che Roma gli dedica (a 33 anni dall’ultima di Palazzo Braschi), dove sono raccolti per la prima volta anche i dipinti su fogli di giornale in cui sintetizza­va colori, gesto e istinto creativo.

E ancora una galleria fotografic­a che racconta il lavoro portato avanti alla Casa della Cultura «che lui – conclude la Terenzi – trasformò in un centro di riferiment­o del dibattito intellettu­ale internazio­nale, accogliend­o con la stessa cura grandi personaggi e giovani di talento».

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Tela «Senza titolo» (1979) di Alberto Bardi, una delle opere in mostra

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