Emis Killa, paura dei genitori al concerto
In fila con i figli per il concerto del rapper all’Atlantico: «Siamo qui ma ci siamo pentiti»
La paura dei genitori è tanta dopo la tragedia di Corinaldo, ma al concerto di Emis Killa all’Atlantico non c’è ressa. E tanti genitori restano nel parcheggio preoccupati. «Ora incrociamo le dita», dicono due mamme, Sandra e Sabrina di Terni, guardando il robusto schieramento di poliziotti che vigila all’ingresso.
«Siamo qui, ma ci siamo pentite. Ora incrociamo le dita». Sandra e Sabrina sono due mamme, vengono da Terni e hanno appena lasciato i figli quindicenni nel parcheggio dell’Atlantico, il locale all’ Eur. Sono preoccupate dopo la tragedia di Corinaldo, in provincia di Ancona. Erano quasi tentate di lasciar perdere, nonostante avessero già comprato i biglietti (34 euro a persona), «ma i ragazzi ci tenevano troppo». E così alla fine hanno detto sì al concerto di Emis Killa, il rapper ventinovenne in tour con il nuovo album Supereroe. Un evento che forse in altri tempi sarebbe stato normale, ma non oggi, perché sono ancora troppo vivide le immagini di quella calca che ha causato sei vittime e decine di ferite.
«Noi genitori dovremmo tornare a dire dei no, ma purtroppo è difficile - confessa Sabrina -, soprattutto perché il rischio poi è quello di vedere i nostri figli emarginati. Non ci resta che restare qui, pregare e aspettare. Prima di venire, mi sono informata - afferma Sandra -, volevo assicurami che l’Atlantico non fosse come quella discoteca di Ancona. La presenza delle forze dell’ordine mi rassicura, anche se non bisogna mai abbassare la guardia».
Una camionetta della polizia monitora l’ingresso, in totale una quindicina di agenti controllano che tutto proceda per il verso giusto. E poi un blocco con gli steward del locale verifica che nessuno porti all’interno strumenti pericolosi, come per esempio lo spray urticante al peperoncino, tra le cause di quello che è accaduto venerdì scorso. «È il mio terzo concerto di Emis Killa e non ho mai visto tanti controlli», spiega Francesco, 18 anni tra due settimane e fan del rapper da «almeno sei anni».
La presenza degli uomini in divisa e anche la mancanza del sold out (circa un migliaio i biglietti venduti rispetto a una capienza di più di 2.500 persone) non ha convinto invece Ciro, un papà che, pur di non avere preoccupazioni, ha deciso di comprare il biglietto ed entrare assieme alla figlia sedicenne e alla sua amica. «Sarà un problema mio, ma preferisco guardarli a vista. Di loro mi fido, ma degli altri assolutamente no. Non so poi come facciano ad ascoltare questa musica».
Per la tragedia di Corinaldo, c’è anche chi ha puntato il dito contro Sfera Ebbasta e i suoi testi, considerati da alcuni diseducativi. E anche fuori dal concerto di Emis Killa, qualche genitore come Roberta non condividono per nulla le passioni dei propri figli. «I rapper hanno grandi responsabilità, perché condizionano spesso l’agire dei nostri ragazzi. Spero che crescendo - aggiunge - anche i loro gusti possano cambiare».
I figli invece no, sembrano assolutamente convinti della qualità dei rapper. «Nella disgrazia delle Marche non c’entra nulla la musica che ascoltiamo. È solo colpa di alcuni cretini, ma quelli ci sono ovunque e sentono qualunque tipo di canzone», affermano con forza Simone e Laura, 17 anni lui, 15 lei. «Noi pensiamo con la nostra testa», insistono, convinti. «Gli artisti non hanno colpe, anzi ci chiedono sempre di non creare problemi ai loro concerti».
Così i più tranquilli sembrano essere proprio i ragazzi, adolescenti che non aspettavano altro se non ascoltare i versi del proprio «supereroe». Senza paura ma con un occhio sempre sul telefonino, pronti a rispondere ai messaggi insistenti dei genitori. Loro, sì, preoccupati.