Lazio, oggi sciopera la sanità privata: ferme 800 cliniche
A rischio le cure nel Policlinico Umberto I
Dopo anni di tagli e sacrifici chiesti ai lavoratori, a causa del deficit accumulato per decenni, delle casse della Regione in profondo rosso e del blocco del turn over, gli operatori della sanità del Lazio chiedono a gran voce che da adesso in avanti il loro lavoro venga valorizzato e tenuto nella giusta considerazione. Anche tenendo conto del fatto che i camici bianchi si occupano della salute pubblica dei cittadini. Ed è per questo che hanno indetto per oggi uno sciopero che coinvolgerà oltre 800 strutture private e accreditate. A Roma e anche nel resto del Lazio. Con prevedibili disservizi che potranno crearsi nell’arco della giornata, specie su visite ambulatoriali o interventi chirurgici programmati (tutti rinviabili quindi), dal momento che verranno comunque assicurate le prestazioni essenziali e le emergenze (come l’assistenza nei Pronto soccorso).
Incroceranno infatti le braccia medici ed infermieri di molti ospedali: dal Policlinico Casilino al San Raffaele, dal San Carlo di Nancy all’Idi, dal Cristo Re al Santa Lucia, dal Fatebenefratelli sull’Isola Tiberina all’Aurelia Hospital, dal San Pietro sulla Cassia all’Ospedale Israelitico. In totale più di venticinquemila operatori. Molti dei quali parteciperanno alla manifestazione organizzata (dalle federazioni regionali di categoria di Cgil Cisl e Uil, che hanno proclamato lo stato di agitazione) per le 9 sotto la sede della Regione Lazio, sulla Cristoforo Colombo.
Le motivazioni che hanno spinto i lavoratori allo sciopero vanno ricercate nel mancato rinnovo del contratto nazionale, che viene negato da 12 anni e che sta costando ad ogni singolo lavoratore della sanità qualcosa come 200 euro al mese: «Una vera ingiustizia che non si è mai verificata in nessun altro settore pubblico e privato, e che è ancora più inaccettabile – hanno spiegato i sindacati - se si pensa che a questi lavoratori si chiedono doppi e tripli turni, lavoro festivo e straordinario, reperibilità e notti. Un paradosso perché la tutela della salute è affidata anche a professionisti ai quali si negano tutele».
Un capitolo a parte va scritto per gli oltre 700 lavoratori della cooperativa che da quasi due decenni fornisce operatori sanitari al Policlinico Umberto I, che ieri hanno chiesto, invano, un confronto con la direzione generale della struttura universitaria. Ragione per cui anche «nel più grande ospedale romano si rischierà il blocco delle attività», sostengono i sindacalisti Francesco Frabetti (Fp Cgil Roma e Lazio), Giovanni Fusco (Cisl Fp) e Fabio Ferrari (Uil Fpl). La mobilitazione punta dritto sulle associazioni datoriali, Aris e Aiop, tanto rapide nel garantirsi gli accreditamenti della Regione, quanto immobili nell’assicurare adeguamenti retributivi e organizzativi ai lavoratori.
Protesta Sono 25 mila gli operatori del privato