L’arte di imitare i capolavori E il classico si fa pop
La mostra Il classico si fa pop. Di scavi, copie e altri pasticci, da oggi al 7 aprile al Museo Nazionale Romano nelle sedi di Palazzo Massimo (largo di Villa Peretti 1) e Crypta Balbi (via delle Botteghe Oscure 31), ha una genesi curiosa che vale la pena conoscere prima di immergersi nel suo percorso espositivo tra archeologia e videomapping (biglietto 15 euro, info: museonzionaleromano.beniculturali.it).
Una storia iniziata nel 2010 a via Urbana, con gli scavi che riportarono alla luce la fabbrica di
biscuit di Giovanni Trevisan detto il Volpato (1735-1803), artista, imprenditore e inventore del souvenir a tema classico. Realizzava raffinate miniature dei capolavori antichi per il pubblico colto e d’élite del Grand Tour - tra i clienti re Gustavo III di Svezia e Caterina II di Russia - desideroso di possedere tanto gli originali di età romana quanto le pratiche repliche mignon. Così riempì i salotti buoni d’Europa con le copie dell’Apollo del Belvedere o del Galata morente, nobili antenati dei souvenir dozzinali di oggi. E non solo. Utilizzò l’antico
come spunto per la sua attività artistica, esattamente come fece l’amico Antonio Canova e un esercito di artisti fino ai giorni nostri. Uno tra tutti Francesco Vezzoli, che ritrae Eva Mendes nei panni di Paolina Bonaparte (esposta a Palazzo Massimo).
Da qui l’idea della mostra, curata da Mirella Serlorenzi, Marcello Barbanera e Antonio Pinelli, che mescola reperti archeologici e riproduzioni in serie, arte antica e opere contemporanee in una scientifica e colorata convivenza. «Per Winckelmann “l’unica via di diventare grandi, e se possibile insuperabili, è l’imitazione degli antichi” – commenta la direttrice del museo Daniela Porro – e nei secoli gli artisti lo hanno seguito. La mostra evidenzia questo processo d’ispirazione con la tecnologia e un allestimento che avvicina lavori simili di epoche diverse, come l’Apollo del Belvedere che ispirò il Perseo Trionfante di Canova. Pop ma dotto».