Corriere della Sera (Roma)

Il realismo poetico di Jean Renoir Una retrospett­iva

Al via sabato la rassegna che celebra il regista a quarant’anni dalla morte

- di Stefania Ulivi

Aveva 14 anni quando vide La regola del gioco. Nel giro di pochi giorni François Truffaut lo volle rivedere altre dodici volte. Abbastanza per convincers­i – giovanissi­mo cinefilo – che il suo autore Jean Renoir fosse «il più grande cineasta del mondo». Sarà proprio quel «film dei film» (copyright sempre di Truffaut), sorta di bibbia dell’arte cinematogr­afica, girato da Renoir nel 1939 con Nora Gregor, Marcel Dalio e Paulette Dubost, a aprire l’ambiziosa rassegna «Jean Renoir e i maestri del realismo poetico» in programma da sabato al 17 marzo alla Sala cinema del Palazzo delle Esposizion­i.

Di Renoir, Truffaut amava lo spirito libero, capace di superare limiti e convenzion­i per perseguire un’idea precisa di cinema e di restituire la complessit­à del reale attraverso la pellicola. In questo dimostrand­o una comune attitudine con il padre Pierre-Auguste verso la sperimenta­zione e la ricerca di nuove strade, nel cinema come nella pittura. Il cuore dell’opera per Renoir sta nella rappresent­azione della realtà, anche e soprattutt­o quando i piani si confondono. Come dice dirigendos­i nei panni di Octave ne La regola del gioco: «Quel che è più terribile, su questa terra, è che tutti hanno le loro ragioni». Senza Renoir non avremmo avuto la Nouvelle vague e anche il Neorealism­o italiano gli deve molto.

La rassegna al Palaexpo arriva nel quarantenn­ale della scomparsa del grande regista parigino: morì il 12 febbraio 1979 a 85 anni a Beverly Hills, dove risiedeva da tempo. Furono i film di Charlie Chaplin — scoperti da convalesce­nte

dopo una ferita al fronte durante la Prima guerra mondiale — a spingerlo a scegliere il grande schermo come tela per la sua ricerca artistica. L’esordio, dopo un breve periodo come ceramista, arriva nel 1924 con La Fille de l’eau, ma sarà con l’avvento del sonoro che il suo talento prenderà forma. Nel biennio 1937-38 gira titoli memorabili: La grande illusione (primo film francese candidato all’Oscar), L’angelo del male, La Marsiglies­e.

I film in programma nella rassegna romana sono tutti in pellicola 35 mm, in versione originale sottotitol­ati. Così come titoli meno celebrati: Toni, Il delitto del signor Lange, La notte dell’incrocio,

primo film della storia sul commissari­o Maigret, interpreta­to dal fratello Pierre. O due capitoli della stagione hollywoodi­ana del regista, L’uomo del sud e Il diario di una cameriera, in versione restaurata come Nanà, che il 2 marzo sarà presentato con l’accompagna­mento dal vivo del maestro Antonio Coppola. Nella ricca selezione sono comprese anche opere simbolo del realismo poetico francese, come Il bandito della casbah (Pèpé le Moko)e Carnet di ballo di Julien Duvivier o Alba tragica, Les enfants du paradis e Il porto delle nebbie di Marcel Carné

o Il quartiere dei lillà e Sotto i tetti di Parigi di René Clair. Un virtuoso Renoir, mai pago del suo talento onnivoro, attentissi­mo al lavoro degli attori (e che attori: Jean Gabin, Pierre Fresnay, Simone Simon, Erich von Stroheim, Ingrid Bergman, Jean Marais), all’equilibrio tra impegno e leggerezza, ironia e disincanto, ricerca e immediatez­za. Un gigante.

Proiezioni I lavori saranno presentati in pellicola 35 mm, in versione originale con sottotitol­i italiani

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 ??  ?? Sullo schermo Dall’alto in senso orario: «La grande illusione», Ingrid Bergman in «Eliana e gli uomini», la locandina di «Nanà» e Jean Renoir
Sullo schermo Dall’alto in senso orario: «La grande illusione», Ingrid Bergman in «Eliana e gli uomini», la locandina di «Nanà» e Jean Renoir

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