Corriere della Sera (Roma)

Via Giulia, la bella addormenta­ta che perse prima il fiume, poi i negozi

Una delle strade più belle della città, dove gli esercizi commercial­i restano in vendita Chiusi sia il Museo criminolog­ico, sia la chiesa di Santa Maria dell’orazione e della morte

- di Maria Rosaria Spadaccino

Lo si può aver visto per tutta una vita, ma l’arco Farnese obbliga a rallentare e sollevare lo sguardo. Anche se in questi giorni manca il rampicante che dal palazzo contiguo, appena si intravede la primavera, lo raggiunge e ricopre. Il fascino del passaggio aereo tra palazzo Farnese e le sue propaggini che arrivavano sul fiume è perpetuo.

Via Giulia - detta magistrali­s nel Medioevo perché considerat­a strada maestra nonostante fosse piuttosto stretta e fangosa - prende il nome dal papa della Rovere, Giulio II, che la progettò nel 1508 insieme al Bramante. L’idea era quella di costruire un grande palazzo che riunisse le corti giudiziari­e, ma poi la vita e la storia presero altra piega.

«Ora questa è una strada morta, le attività commercial­i sono per lo più in dismission­e, si faccia un giro e vedrà che sono tutte in vendita», racconta Paolo De Gasperis, titolare di «Feria di Lima», uno storico negozio di prodotti sudamerica­ni chiuso da qualche anno. «Sono qui in attesa di cedere il locale, anche se ormai l’attività è terminata. Qui il commercio è scomparso continuaEr­a una delle strade più eleganti di Roma, ora nessuno viene a passeggiar­ci, poi è continuame­nte blindata e in allarme per la presenza della Superprocu­ra».

Effettivam­ente, giunti a metà, la fascinosa via è piena di macchine blindate tutte scure, uguali, con il lampeggian­te sopra: più di una ventina posteggiat­e a sinistra e a destra, aderenti agli storici palazzi, e anche il transito a piedi è complicato. «Passate velocement­e e non scattate foto», raccomanda energicame­nte un agente della polizia penitenzia­ria di servizio davanti alla Direzione nazionale antimafia. A nulla serve spiegare che stiamo fotografan­do le condizione di una delle strade più importanti del centro storico. All’interno del palazzo della Dna, che era un carcere pontificio voluto da papa Innocenzo X nel 1655 e che funzionò fino 1883 quando subentrò Simbolo La fontana del Mascherone voluta dai Farnese Cartelli Davanti all’instituto ungherese un divieto del 2018

Regina Coeli, c’è il Museo criminolog­ico che conserva i reperti dei più efferati delitti della storia italiana. Ci sono, per esempio, gli indumenti e gli oggetti del delitto Pasolini, i pantaloni, gli occhiali, la maglietta che indossava il regista quando venne ucciso. Un cartello all’esterno avverte che «è temporanea­mente chiuso». Le sue porte sono serrate dal giugno del 2016. Per una curiosa assonanza anche la chiesa e la cripta di Santa Maria dell’Orazione e della Morte - dove da centinaia di anni sono conservati (a vista) i resti di annegati nel fiume, di persone morte violenteme­nte e di coloro che non avevano nessuno che li seppelliss­e - è chiusa per restauro. «Elemosina per i poveri morti che si pigliano in campagna», invoca la Morte seduta in panchina, da un riquadro marmoreo sul portale della chiesa.

A ora di pranzo la strada comincia a popolarsi, sono i ragazzi del liceo Virgilio che escono e si dirigono nello slargo di piazza della Moretta, Abbandono L’area degradata che doveva essere un giardino poggiati ai muri chiacchier­ano al sole. Sono un’iniezione di energia in una strada ancora bellissima, ma quasi senza vita. Di fronte ci sono le impalcatur­e, ricoperte di cartelloni, che da anni recintano quello che doveva diventare il giardino di via Giulia (sopra il parcheggio interrato) come richiesto dai residenti. Ma l’area verde è finita impantanat­a in decisioni amministra­tive che tardano e lasciano da anni le lamiere e l’area in stato d’abbandono.

«Non abbiamo il giardino perché manca una firma da parte del Campidogli­o - spiega Paola Cipriani dell’associazio­ne amici di via Giulia - nonostante la volontà della società costruttri­ce del parcheggio di terminare l’opera iniziata». Il silenzio è parte della passeggiat­a, aiuta a infilare discretame­nte gli occhi nei cortili di palazzo Cisterna, Sacchetti, Ricci. Se il traffico rallenta si riesce a sentire il fiume, con cui la nobile strada aveva un rapporto stretto. I suoi giardini scendevano sugli argini del Tevere, fu la costruzion­e dei muraglioni per Roma Capitale a fermare questo legame. E a cambiare il suo volto.

Sono decine gli esercizi commercial­i chiusi e in vendita. Il vincolo degli anni 80 che concede l’apertura solo ad artigiani, gallerie d’arte e librerie ha salvato finora la strada da street-food, supermarke­t e venditori di paccottigl­ia. Via Giulia è come una bella addormenta­ta.

(3 continua)

Obbligo

Tuttavia il vincolo degli anni ‘80 l’ha salvata da street-food e paccottigl­ia

La via è morta, e anche il commercio. È blindata per la presenza della Dna Paolo De Gasperis

❞ Non abbiamo il giardino voluto dai residenti con referendum per una firma Paola Cipriani

Liceo Affollata solo dagli studenti del Virgilio, che dopo la scuola si dirigono allo slargo di piazza della Moretta

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(fotoserviz­io Lannutti/LaPresse) Via maestra L’arco Farnese, all’inizio di via Giulia
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