Franco Micalizzi, colonne sonore «a mano armata»
Le colonne sonore dei polizieschi all’italiana
Domani dalle 16 alla Casa del cinema, largo Mastroianni 1, l’omaggio a Franco Micalizzi (foto), «Musica a mano armata», con la proiezione di «Italia a mano armata». Ingresso gratuito. Info: 060608
Le sue melodie bucano lo schermo, che siano il fischio scanzonato dello spaghetti western Lo chiamavano Trinità del 1970 (tanto amato da Quentin Tarantino da volerlo per sé, 42 anni dopo, nella chiusura epica di Django Unchained) o le trombe desolate del commovente L’ultima neve di primavera («che alla prima ufficiale fece scoppiare a piangere perfino l’attore protagonista, Renato Cestiè») o anche il valzer musette usato per la sigla del cartone animato Lupin («l’ho composta una domenica mattina in meno di venti minuti»).
Franco Micalizzi e le sue colonne sonore, con i ritornelli indelebili e i temi contaminati (dal funk al folk), hanno fatto centro esattamente quanto i proiettili esplosi dai duri a morire nelle decine di film polizieschi che ha musicato. Lo suggerisce bene il titolo dell’appuntamento di cui il compositore romano è protagonista domani alla Casa del Cinema: «Musica a mano armata», con la proiezione del cult movie Italia a mano armata di Marino Girolami, seguita dall’incontro col maestro Micalizzi, Marco Tullio Barboni e Pierpaolo De Sanctis (dalle 16, ingresso gratuito, www.casadelcinema.it).
«Stavolta non suono, non è un concerto – commenta Micalizzi – ma l’occasione di incontrare il pubblico e ritrovare amici e colleghi con cui ho condiviso questi oltre cinquant’anni di carriera. Sempre immerso nella musica, che è qualcosa di magico: nel cinema può viaggiare raso terra, accompagnando le emozioni dello spettatore quasi senza che se ne accorga, o finire per essere così fondamentale da raccontare molto più delle stesse immagini».
Una carriera voluta: «Scrivere per i film – racconta – era la mia vocazione sin da quando a sette anni passavo i pomeriggi al cinema di quartiere». Ma dal successo imprevisto: «Non ero ancora famoso e il produttore di Trinità accettò di affidarmene la colonna sonora solo perché doveva essere un B-movie di poco conto, girato alla Magliana – ricorda – e invece si rivelò uno strepitoso successo. Fu il mio trampolino». Questa e altre storie al centro dell’incontro con Micalizzi, che a quasi ottant’anni giura: «Mi sento un diciottenne, col vantaggio di aver imparato a vedere il bello ovunque».
Casa del cinema Domani l’incontro con l’autore e la proiezione di «Italia a mano armata»