Corriere della Sera (Roma)

Cukor e le sue attrici, sensuali e ironiche

All’Alphaville da mercoledì, i film del «regista delle donne» in occasione di San Valentino

- Paolo Cervone

Il cinema di George Cukor — il regista della «sophistica­ted comedy», dei rapporti sentimenta­li, delle schermagli­e amorose — è il più adatto per trascorrer­e un San Valentino non melenso. Grande protagonis­ta dell’età d’oro di Hollywood, una a carriera lunga cinquant’anni, questo ebreo newyorkese di origini ungherese solo nel tempo è stato consacrato come regista arguto, elegante, colto, che dietro la leggerezza e l’ironia dei suoi film nascondeva anche una critica alle ipocrisie di Hollywood e di una certa America, denunciava alla sua maniera le differenze di classe, il puritanesi­mo della provincia, il moralismo ipocrita.

Maestro della commedia brillante ha vinto il suo unico Oscar con un musical — My Fair Lady nel 1964 — protagonis­ta Audrey Hepburn, una delle tante attrici che lui valorizzò. Perché Cukor è stato «il regista delle donne» — dolci, sofisticat­e, ironiche, indipenden­ti, testarde, inquiete, ribelli.

La mini rassegna «Quel certo sentimento» al cineclub Alphaville si apre con due film che vedono protagonis­ta Katharine Hepburn, la sua primadonna ideale (e grande amica) con la quale Cukor girò una decina di film. Mercoledì Il diavolo è femmina (Sylvia Scarlett) del 1935 con Cary Grant a fianco di Katharine travestita da ra- gazzo, avvolta in quell’ambiguità sessuale cara al regista; accolto freddament­e, il film è considerat­o oggi fra i più moderni di quell’epoca. Giovedì, Scandalo a Filadelfia (The Philadelph­ia Story) del 1940, ancora la Hepburn e Cary Grant a fianco di James Stewart (premiato con l’Oscar): un triangolo amoroso in un mondo di ricchi eccentrici e capriccios­i; i protagonis­ti divorziano, filtrano con altri partner e poi tornano insieme secondo i canoni della «comedy of remarriage», per aggirare il Codice Hays che proibiva di mostrare l’adulterio. Considerat­a il classico dei classici della commedia sofisticat­a, la pellicola è conservata nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Cukor lanciò anche Judy Holliday, la pupa del boss, la bionda svampita ma tutt’altro che stupida di Nata ieri del 1951 (si vedrà venerdì), premiata con l’Oscar. Sabato, In viaggio con la zia del 1972, dal romanzo di Graham Greene, con la trentenne Maggie Smith nel ruolo di un’eccentrica ottuagenar­ia in un turbine inarrestab­ile di avventure pericolose.

Chiude domenica Ricche e famose del 1981 con Jacqueline Bisset e Candice Bergen, l’addio di Cukor che morì nel gennaio del 1983: ancora due indimentic­abili ritratti femminili, la storia di amore-odio fra due scrittrici, amiche dal college. Film moderno, adorabile, crudele, superati gli ottant’anni il regista finalmente si concede la libertà di rendere esplicita la cattiveria e la sensualità che percorre il suo cinema.

 ??  ?? CoppiaWill­iam Holden e Judy Holliday, in «Nata ieri», (1950) di George Cukor. Holliday interpreta la bionda svampita ma tutt’altro che stupida
CoppiaWill­iam Holden e Judy Holliday, in «Nata ieri», (1950) di George Cukor. Holliday interpreta la bionda svampita ma tutt’altro che stupida

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