Il giallo del nichel, il Comune ai ripari
Il rocchetto valutato 55 milioni di euro, ma una perizia dice che varrebbe soltanto ventimila Calabrese: «Vediamo se è davvero così». Coia: «Sarà il responsabile del Bilancio a fare chiarezza»
Il Comune sta cercando di fare chiarezza sul mistero del rocchetto di nichel, ricevuto come pegno di garanzia per un credito non ancora riscosso il cui valore originario certificato da una società esterna era di circa 55 milioni. Secondo un’inchiesta della Procura vicentina, però, la bobina varrebbe poco più di 22 mila euro. L’enigma incombe sull’aula Giulio Cesare come un’astronave aliena. Tra i grillini c’è chi ammette di aver scoperto dai media che il tesoretto, 200 chilometri di filo metallico, potrebbe essere un bidone.
Sulla storia, raccontata dal Messaggero, il consigliere M5S Pietro Calabrese, azzarda una riflessione: «Non conosco la vicenda, non faccio parte della commissione Bilancio, ma se quanto riportato fosse vero, bisognerebbe verificare chi nel 2011 ha gestito l’operazione. I Municipi aspettavano di ricevere finanziamenti soddisfatti in parte con la vendita del nichel, ma quando si è scoperto che non entrava nulla...». A quel punto avete iniziato a sospettare che fosse un fake? «Ci sarà qualche responsabile che dovrà dare una risposta». Andrea Coia, presidente della commissione Commercio, si sfila: «Sarà l’assessore al Bilancio a ricostruire l’accaduto».
Se ieri pomeriggio alla buvette le truppe pentastellate sembravano concentrate su altro, più tardi è una nota del Comune a ridimensionare la portata del (presunto) «pacco» e del possibile impatto sui conti. Viene subito smentita l’ipotesi che «le entrate potenzialmente derivanti dalla vendita delle bobine di nichel siano state iscritte nel bilancio di previsione 2019-21». Appurata la scarsa appetibilità sul mercato, si è dunque provveduto a stralciare una fonte di liquidità rivelatasi sempre più impalpabile. La somma virtuale, calcolata in 38 milioni, «è stata progressivamente sostituita da altre voci di finanziamento». Chiarito questo punto, si ribadisce inoltre che «il nichel non è stato ceduto in sostituzione di un credito, ma come pegno a garanzia del credito stesso». La società in debito con il Campidoglio, come stabilito nel 2005 dalla Cassazione, non ha chiuso il contenzioso a prescindere dal valore (reale o farlocco) del metallo. Motivo per cui l’Avvocatura sta attivando tutte le procedure per riscuotere quanto le spetta. Resta il nodo della perizia che, in base a un’indagine della Guardia di finanza di Vicenza, non sembrerebbe attendibile. Questione sulla quale da Palazzo Senatorio non si sbilanciano, salvo addentrarsi in un ragionamento: «Il perito del Tribunale si è limitato a rilevare la difficoltà a vendere il materiale. Se non c’è mercato, è probabile abbia dedotto che non possa valere così tanto».
M5S
«Il valore del materiale non è stato inserito nei conti 20192021»