Caudo attacca: «Gestione non trasparente»
«Se il Comune pensa che Ama non possa chiudere da sola il ciclo dei rifiuti a Roma - sostiene Caudo - dovrebbe aprire un dibattito pubblico, si tratta di una municipalizzata». Eletto presidente nel III Municipio lo scorso giungo dopo la caduta della giunta grillina, Caudo ha aperto ieri il convengo dal titolo «Quale verità su Ama?» alla presenza centinaia di persone. «Appena insediato ho incontrato l’ad Lorenzo Bagnacani e l’ex assessora capitolina all’Ambiente, Pinuccia Montanari, per denunciare i miasmi provenienti dell’impianto Tmb Salario. Sostenevano che il cattivo odore non provenisse dalla struttura, proponendo l’installazione di nasoni odorigeni per capire la provenienza. Invece veniva proprio da lì perché ora la puzza è sparita». A spiegare la situazione finanziaria di Ama è stato l’ex ad dal 2014 al 2016, Daniele Fortini: «È un’azienda sana — esordisce —. La tassa sui rifiuti che pagano i romani copre il 100% dei costi, come previde la legge». Riepilogando l’origine delle esposizioni con le banche, nata nel 2008 «per un problema tra costi e ricavi», Fortini sottolinea: «Ama con la Tari può pagare fornitori e stipendi e garantisce un volume di sette miliardi con il contratto di servizio stipulato nel 2015 e valido per altri dieci anni. Ma in un clima di sfiducia e incertezza si creano problemi a catena». «E il conflitto che c’è in questo momento tra la gestione dell’azienda e il socio unico che è il Comune aggiunge Fortini - ha un riverbero quotidiano sul personale». In sala ci sono anche l’ex assessora all’Ambiente dem, Estella Marino, e la consigliera capitolina del Pd Valeria Baglio.