Al Teatro Torlonia «L’amica geniale» di Elena Ferrante
La compagnia Fanny & Alexander porta in scena lo spettacolo tratto dalla tetralogia della misteriosa scrittrice
La riduzione teatrale di opere letterarie imponenti, o seriali, non ha mai scoraggiato Fanny & Alexander. Tutt’altro. La compagnia fondata nel 1992 da Luigi De Angelis e Chiara Lagani lo ha già dimostrato col ciclo di lavori vincitore di due premi Ubu dedicato al lungo romanzo di Nabokov Ada o ardore e con il progetto pluriennale sui racconti da Il meraviglioso mago di Oz di Baum. E lo fa ancora firmando lo spettacolo in tre atti Storia di un’amicizia, tratto dalla tetralogia di Elena Ferrante L’amica geniale, in prima romana da domani a domenica al Teatro Torlonia.
«Quattro romanzi per 1.200 pagine di alta letteratura, di cui mi sono follemente innamorata alla prima lettura – spiega la Lagani, autrice e interprete – perché accendono un mondo di personaggi e sentimenti che diventano subito familiari, senza per forza immedesimarsi nelle singole vicende. La Ferrante ha il merito di riportare in vita fantasmi personali e proiezioni collettive, innescando una connessione profonda tra il lettore, le due protagoniste e la loro amicizia. Un legame unico in cui ognuno può riconoscere se stesso e la propria persona “geniale”. La mia ad esempio è un’amica e collega come Fiorenza Menna, così è stato immediato e naturale pensare a una trasposizione teatrale che ci vedesse fianco a fianco».
Sul palco salgono proprio loro: Lagani nei panni di Elena e Menna in quelli di Raffaella. Immerse in un allestimento visivo e sonoro a cui il regista De Angelis assegna il compito di ricreare il multiforme universo spazio-temporale che vibra nell’intera opera della Ferrante. A partire dalla Napoli del dopoguerra dove Lenù e Lila s’incontrano giovanissime. «Dietro di noi c’è uno schermo su cui scorrono le immagini d’epoca, raccolte e montate da Sara Fgaier, che raccontano la storia d’Italia in simbiosi con le vite delle due amiche – spiega la Lagani – dalle botteghe artigiane anni 50 alle contestazioni studentesche. Mentre l’apparato sonoro ne rievoca le atmosfere e tutto confluisce in un’unica partitura scenica, come un quadro vivente, corale nonostante sia rispettata fedelmente la narrazione in prima persona usata nei romanzi, in cui a parlare è Elena. Noi la mostriamo nel suo doppio con Lila, quasi fosse una donna dall’identità bifronte».
Un’opera in tre parti: «Le due bambole» sull’infanzia, «Il nuovo cognome» sull’età adulta e «La bambina perduta» sul dramma della perdita di una figlia. «È il risultato di una ricerca partita nel 2017 conclude Lagani - avanzata per gradi e soluzioni creative che solo il teatro può concedersi».