Carlo Felice, palazzo liberato (e sorvegliato)
Adesso il rischio è che venga occupato di nuovo. E per questo la polizia ha organizzato un servizio di vigilanza fissa fino a quando le chiavi del palazzo non torneranno a Bankitalia. Ieri è cominciato il trasferimento della seconda parte di ex occupanti di viale Carlo Felice 69 a San Giovanni, che hanno accettato l’accoglienza del Comune e della Regione, insieme con l’offerta alloggiativa della proprietà.
Si tratta di 15 persone, fra loro due coppie e undici single, che nel pomeriggio di ieri hanno fatto il loro ingresso in un centro d’accoglienza comunale a Centocelle, dove sono stati però ricavati appartamenti in cohousing. Già venerdì scorso, prima dell’inizio dello sgombero concordato da tempo ma fino a ieri rinviato per motivi tecnici, altri 23 occupanti, fra loro anche otto minorenni, erano stati accompagnati in alloggi messi a disposizione dall’Ater in altri quartieri.
Le operazioni, con il coordinamento del Campidoglio e la vigilanza della Questura (non ci sono stati problemi di ordine pubblico), si concluderanno il 23 febbraio prossimo quando i responsabili della Sidief, che si sono occupati delle trattative con le persone all’interno, riprenderanno possesso dei locali dopo 15 anni di indisponibilità, durante i quali anche i vigili del fuoco hanno evidenziato gravi problemi strutturali. Per la liberazione dell’edificio è stato necessario un protocollo fra proprietà, Prefettura, Regione, Comune e I Municipio. «Al termine delle operazioni – spiegano proprio dalla società – la Sidief inizierà i lavori di messa in sicurezza, e dopo una ristrutturazione integrale il palazzo tornerà alla destinazione originaria di alloggi in locazione». Regione e Comune sottolineano invece come le strutture in cui sono stati trasferiti gli ex occupanti «garantiranno ai minorenni la continuità scolastica e a tutti la continuità del proprio ciclo di vita», e che lo sgombero del palazzo è stato basato su un «lavoro che si è sviluppato sulla base del censimento e dell’analisi caso per caso delle persone e dei nuclei familiari» nell’edificio. Una soluzione che potrebbe essere adottata in altre situazioni visto che adesso a Roma i palazzi occupati sono scesi a 87.