Corriere della Sera (Roma)

I sindacati: «Si rispettino gli impegni o faremo sciopero»

Cgil, Cisl e Fiadel convocati in Campidogli­o: a rischio pure 400 assunzioni promesse dalla sindaca

- Manuela Pelati

«Siamo in stato di agitazione e se nei prossimi giorni la sindaca Raggi non manterrà gli impegni, sarà sciopero». Cgil, Cisl e Fiadel di Ama chiedono tempi certi. «Siamo alla scadenza del terzo anno di mandato dell’amministra­zione M5S e sul tema di rilancio e sviluppo dell’azienda siamo a zero».

I sindacati convocati ieri dalla sindaca subito dopo la revoca dell’ad di Ama, Lorenzo Bagnacani, sono sul piede di guerra perché sulle sorti della municipali­zzata dei rifiuti si giocano ottomila posti di lavoro (che diventano più di undicimila consideran­do la Multiservi­zi e le imprese private che raccolgono rifiuti ai commercian­ti), centinaia di nuove assunzioni e la solidità dell’azienda pubblica. «Raggi ha assicurato che manterrà la promessa dei quattrocen­to nuovi assunti — spiega Natale Di Cola della Cgil Funzione pubblica — ma con questa instabilit­à c’è il problema del pagamento degli stipendi, bisogna rinnovare la garanzia delle linee di credito bancarie e mantenere la promessa di revocare la delibera 52». Quest’ultima risale al 2015 e riguarda la privatizza­zione di un ramo dell’azienda che riguarda lo spazzament­o.

«Dopo nove di mesi di attese, rimpalli e diatribe — incalza Marino Masucci dell FitCisl Lazio — la tensione dei lavoratori è altissima. Non accetterem­o ulteriori ritardi nella pianificaz­ione del futuro di un’azienda che sostiene ottomila famiglie e garantisce un servizio essenziale». I sindacati fanno sapere che le procedure per lo sciopero dei lavoratori sono state attivate: «Le comunicazi­oni alla commission­e di garanzia e al prefetto sono state inviate: se entro una settimana non arrivano le risposte del Campidogli­o, si potrà scioperare dopo dieci giorni».

Lo sciopero dello scorso 5 novembre, al quale ha aderito il 70% dei lavoratori, era stato indetto per le stesse incertezze messe sul tavolo ieri: la mancata approvazio­ne del bilancio del 2017 e la solidità dell’azienda. A dicembre i conti furono revisionat­i dall’allora ad Bagnacani con l’inseriment­o di un fondo per i 18 milioni di euro risalenti a un contenzios­o sui servizi cimiterial­i della gestione 20082012. Il fondo garantito dal patrimonio immobiliar­e di Ama sollevò il Campidogli­o dal debito, ma il bilancio «corretto» dall’ad ad oggi non è stato ancora approvato dal Comune. Nel frattempo anche il bilancio del 2018 sta diventano un nodo perché ci sono diversi milioni di euro di extra costi rispetto alle previsioni di entrata dalla tassa sui rifiuti. E l’azienda pubblica che deve chiudere in pareggio con il pagamento dei tributi, tra pochi mesi dovrà intervenir­e sull’aumento della Tari.

«Per noi un bilancio in rosso è un problema — continua Di Cola. — Mandare via Bagnacani sancisce un fallimento per l’amministra­zione che sulla politica industrial­e di Ama tiene l’azienda ferma».

Protesta «A quasi tre anni di mandato del M5S sui temi di rilancio e sviluppo siamo a zero»

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