Corriere della Sera (Roma)

Lotito e Inzaghi distanti, lo strappo non si ricuce Il tecnico piace al Milan e può lasciare la Lazio

- Stefano Agresti

Un incontro giovedì sera, un altro ieri. Lotito non molla Inzaghi, ma Inzaghi potrebbe mollare la Lazio. La tensione è alta, le possibilit­à che si giunga alla separazion­e sono concrete: dopo vent’anni in biancocele­ste – arrivò nel 1999 come calciatore – Simone non è mai stato lontano come in queste ore dalla società che sente sua.

Il braccio di ferro, cominciato con un faccia a faccia tra Lotito e Inzaghi, è ripreso nella serata di ieri e il tavolo si è allargato al d.s. Tare. Il motivo del contendere non è economico: sulla durata del contratto (con prolungame­nto, non si pensa di andare avanti un anno con l’allenatore in scadenza) e sulla sua entità (aumento oltre i 2 milioni netti a stagione) c’è

Disaccordo profondo Non c’è identità di vedute sui giocatori da cedere e su come rinforzare la squadra

accordo pressoché totale. Non c’è però identità di vedute sulla gestione del mercato, sui rapporti interni, sui messaggi da trasmetter­e all’esterno.

Simone chiede la conferma dei giocatori più importanti, compresi Luis Alberto e Immobile, oppure la loro sostituzio­ne con elementi altrettant­o forti e affidabili; la politica della Lazio è sempre stata diversa, certi calciatori sono stati rimpiazzat­i da altri meno costosi, spesso con successo.

L’intesa esiste solo attorno al nome di Milinkovic-Savic: se ne andrà soltanto di fronte a un’offerta «monstre», il tecnico in quel caso capirebbe anche se pretendere­bbe un sostituto davvero decisivo. Il timore di Inzaghi è chiaro: oggi è un tecnico quotatissi­mo, a lui si sono già interessat­i Juventus, Milan e Siviglia; se la prossima stagione non dovesse essere positiva, questa consideraz­ione potrebbe cambiare, forse crollare. Sa che nel calcio le valutazion­i variano in pochi mesi, a volte poche settimane. E ha paura che possa succedere anche a lui, se non avrà in mano una squadra migliore di quella attuale.

Adesso invece se ne andrebbe da vincente (è l’unico, oltre ad Allegri, ad avere portato a casa trofei nelle ultime due stagioni), forse senza avere ancora un contratto sicuro ma con la prospettiv­a di trovare un club di livello buono oppure ottimo.

Inzaghi non parlerà nemmeno oggi, alla vigilia della partita contro il Torino, e quasi certamente neppure domani dopo la partita. È successo anche nello scorso week-end, in occasione della gara con il Bologna, e non era mai capitato prima. È un modo – concordato con la società – per evitare domande scomode e frasi ambigue. Certo è che questa situazione non potrà andare avanti ancora a lungo, perché pure la Lazio ha bisogno di muoversi, di trattare con gli eventuali sostituti, di individuar­e l’allenatore del futuro. Non ci sono ultimatum, ma è difficile pensare che la società accetti di prolungare oltre lunedì questa situazione di incertezza.

Lotito comprensib­ilmente ha fretta, vuole una risposta; Inzaghi riflette e non è affatto convinto di sposare ancora la Lazio.

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Coppia a rischio Il presidente della Lazio Claudio Lotito, 62 anni, a sinistra, e l’allenatore Simone Inzaghi, 43

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