Corriere della Sera (Roma)

Burioni: «Idea giusta» Abraham: «Il minimo» I tifosi commentano

- Andrea Arzilli

Anche la Lazio, come prima aveva fatto la Roma, «daspa» dall’Olimpico i tifosi razzisti. E in città si dibatte su un provvedime­nto sicurament­e duro, ma, secondo i più, insufficie­nte a contrastar­e un fenomeno ormai troppo diffuso. «Nel calcio, e in particolar­e in certe curve che hanno dimostrato legami pericolosi­ssimi con la destra eversiva e con le mafie, è positivo che finalmente le società prendano posizione espellendo dagli stadi queste persone. Ma è solo un primo passo perché il tema richiede un investimen­to che non può esaurirsi solo nel mondo dello sport», dice Giuseppe De Marzo di Libera prima di andare in profondità: «Nel nostro Paese ci sono problemi enormi di povertà. E la povertà non curata diventa una piaga che consente e legittima la guerra tra poveri, dove si tende a scaricare sul più debole il peso delle colpe. È lì che si inserisce il razzismo e si rafforzano le mafie. Quindi vanno bene i provvedime­nti di Roma e Lazio, ma il germe parte da altrove». Più o meno la stessa opinione dell’Associazio­ne antirazzis­ta «3 Febbraio» secondo cui lo stadio è solo una delle tante proiezioni del fenomeno: «Il razzismo nel calcio è un problema serio, ben vengano provvedime­nti del genere. Sappiamo però che gli stadi rappresent­ano l’emblema di un razzismo presente nella società e che fa male a tutti, alimentato da destre xenofobe, come la Lega. Da combattere giorno per giorno e dal basso. Per questo sabato 9 novembre manifester­emo a Roma insieme al Forum Indivisibi­li e solidali contro il razzismo e per il ritiro dei decreti sicurezza Minniti-Salvini-Di Maio», dice Gianluca Petruzzo della «3 Febbraio».

Per Roberto Burioni, immunologo e grande tifoso laziale, il provvedime­nto è giusto perché «penso che tutti i tifosi abbiano a cuore che gli stadi rimangano ambienti dove si tifa in maniera appassiona­ta e goliardica, però civile». Infatti «non mi stupisce che Lazio e Roma siano unite: entrambi vogliono un derby bello e combattuto, ma in un ambiente salubre. Io sono ottimista e spero che queste minacce portino i tifosi che esagerano a non esagerare più: certi eccessi non sono tollerabil­i».

Secondo l’attrice e modella Tezeta Abraham, «italiana» di origine etiope, la misura del presidente della Lazio, Claudio Lotito, non è così forte come appare: «È molto più forte e aggressivo un insulto razzista di un Daspo dallo stadio. Per carità, io sono d’accordo con Lotito, ma credo che questo provvedime­nto sia il minimo sindacale per una società civile». Manca, cioè, il segnale forte della politica. «Ormai il razzismo è stato sdoganato nell’ultimo anno e mezzo — osserva Abraham —. E gli ignoranti si sentono legittimat­i a dire qualsiasi cosa gli passi per la bocca, neanche per la testa. Ma non si tratta necessaria­mente di razzisti, magari non consideran­o il negro un inferiore. È proprio uno sfogo. E il minimo che possa fare una società civile è tutelare le minoranze. Certo, se lo Stato facesse passare lo ius soli darebbe un segnale chiaro di civiltà dopo un anno e mezzo di Salvini».

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