Burioni: «Idea giusta» Abraham: «Il minimo» I tifosi commentano
Anche la Lazio, come prima aveva fatto la Roma, «daspa» dall’Olimpico i tifosi razzisti. E in città si dibatte su un provvedimento sicuramente duro, ma, secondo i più, insufficiente a contrastare un fenomeno ormai troppo diffuso. «Nel calcio, e in particolare in certe curve che hanno dimostrato legami pericolosissimi con la destra eversiva e con le mafie, è positivo che finalmente le società prendano posizione espellendo dagli stadi queste persone. Ma è solo un primo passo perché il tema richiede un investimento che non può esaurirsi solo nel mondo dello sport», dice Giuseppe De Marzo di Libera prima di andare in profondità: «Nel nostro Paese ci sono problemi enormi di povertà. E la povertà non curata diventa una piaga che consente e legittima la guerra tra poveri, dove si tende a scaricare sul più debole il peso delle colpe. È lì che si inserisce il razzismo e si rafforzano le mafie. Quindi vanno bene i provvedimenti di Roma e Lazio, ma il germe parte da altrove». Più o meno la stessa opinione dell’Associazione antirazzista «3 Febbraio» secondo cui lo stadio è solo una delle tante proiezioni del fenomeno: «Il razzismo nel calcio è un problema serio, ben vengano provvedimenti del genere. Sappiamo però che gli stadi rappresentano l’emblema di un razzismo presente nella società e che fa male a tutti, alimentato da destre xenofobe, come la Lega. Da combattere giorno per giorno e dal basso. Per questo sabato 9 novembre manifesteremo a Roma insieme al Forum Indivisibili e solidali contro il razzismo e per il ritiro dei decreti sicurezza Minniti-Salvini-Di Maio», dice Gianluca Petruzzo della «3 Febbraio».
Per Roberto Burioni, immunologo e grande tifoso laziale, il provvedimento è giusto perché «penso che tutti i tifosi abbiano a cuore che gli stadi rimangano ambienti dove si tifa in maniera appassionata e goliardica, però civile». Infatti «non mi stupisce che Lazio e Roma siano unite: entrambi vogliono un derby bello e combattuto, ma in un ambiente salubre. Io sono ottimista e spero che queste minacce portino i tifosi che esagerano a non esagerare più: certi eccessi non sono tollerabili».
Secondo l’attrice e modella Tezeta Abraham, «italiana» di origine etiope, la misura del presidente della Lazio, Claudio Lotito, non è così forte come appare: «È molto più forte e aggressivo un insulto razzista di un Daspo dallo stadio. Per carità, io sono d’accordo con Lotito, ma credo che questo provvedimento sia il minimo sindacale per una società civile». Manca, cioè, il segnale forte della politica. «Ormai il razzismo è stato sdoganato nell’ultimo anno e mezzo — osserva Abraham —. E gli ignoranti si sentono legittimati a dire qualsiasi cosa gli passi per la bocca, neanche per la testa. Ma non si tratta necessariamente di razzisti, magari non considerano il negro un inferiore. È proprio uno sfogo. E il minimo che possa fare una società civile è tutelare le minoranze. Certo, se lo Stato facesse passare lo ius soli darebbe un segnale chiaro di civiltà dopo un anno e mezzo di Salvini».