Miguel Ángel Zotto: «Il tango mi ha salvato»
«Era il 1976, l’anno del golpe, avevo 17 anni ed ero in carcere, dove avevo subito torture. Sentivo di rischiare di morire, il tango mi ha dato la forza di andare avanti e posso dire che mi ha davvero salvato la vita. Già in carcere avevo iniziato cantando il tango, poi uscito, dopo il golpe, ho iniziato a ballarlo e in quegli anni ero l’unico giovane ballerino che lo danzava. Il successo è arrivato subito». Per Miguel Ángel Zotto, tra i più grandi tangueri argentini dei nostri tempi, la presentazione del suo nuovo spettacolo Te siento… Tango — che da martedì al 27 ottobre al Teatro Olimpico inaugura il festival «Giornate della Danza di Roma», organizzato insieme all’Accademia Filarmonica Romana — è diventata l’occasione (ieri) per ricordare gli esordi della sua carriera.
«Questo lavoro è diverso rispetto ai precedenti — ha raccontato il ballerino —. Insieme a Daiana Guspero (sua compagna di vita e d’arte, ndr) ho scritto il libro Te siento in cui racconto quello che accade alla gente ballando, e in cui ho voluto raccontare anche aneddoti o momenti della mia vita di cui non avevo parlato mai in pubblico. Come questo, che sarà rappresentato sul palco non solo attraverso il mio solito linguaggio, quello della danza, ma anche con un’azione teatrale per me del tutto inedita».
Lo spettacolo entra in punta di piedi nell’autobiografia di Zotto (nato e cresciuto a Buenos Aires in una famiglia di artisti) che sin da giovanissimo fa del tango la sua ragione di vita, «paso a paso». In scena svela il lato segreto e confidenziale di questa danza audace e passionale (inserita dieci anni fa nel patrimonio culturale immateriale Unesco). E rende omaggio a quei maestri, musicisti, ballerini e cantanti che hanno segnato e ispirato la sua arte: da Carlos Alberto Petroleo a Ramon Rivera e Juan Carlos Copes (biglietti: fino a 47 euro, www.filarmonicaromana.org). In dodici quadri, accompagnato dalla Guspero e da tre coppie di danzatori della sua Compagnia Tango X 2, Zotto aggancia anche la catena di «segreti e codici che fanno del tango argentino la perfetta metafora della vita: un ballo che non nasce nelle accademie ma nella storia, tormentata, di chi ne racconta e ne costruisce poco alla volta un nuovo capitolo». Zotto infine ha risposto alle polemiche scatenate nel suo paese dal Movimiento feminista de tango. «Machista il tango? Assurdo! Il cuore di questa danza è la donna, protagonista del passo più importante, l’ocho. Petroleo trent’anni fa mi disse “l’ocho è il pilastro del tango, la donna è il pilastro dell’ocho”. Senza la donna questa danza è come una casa senza fondamenta».
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Le torture A 17 anni, in carcere, avevo subito torture. Il ballo mi ha dato la forza di andare avanti Sodalizio «Te siento...», il nuovo spettacolo in coppia con Daiana Guspero