«Ex parroco nella dimora per preti in difficoltà»
Accusato di molestie da una fedele. Monsignor Mazzola: va in una casa di aiuto
Dopo il «no comment» iniziale la Curia decide di prendere posizione in merito alla vicenda di don Luigi Bergamin, il parroco di Castel di Guido sospeso con l’accusa di aver molestato una fedele durante la confessione. Nella nota pubblicata ieri sul sito della diocesi di Porto-Santa Rufina, il vicario generale, monsignor Alberto Mazzola, scrive: «La Congregazione per la dottrina della fede, con decreto del 12 dicembre 2018, ha privato il sacerdote, finora parroco dello Spirito Santo a Castel di Guido, dell’ufficio, lo ha sospeso ad biennium dall’esercizio pubblico del ministero, e lo ha obbligato a dimorare ad biennium in una casa di aiuto per sacerdoti in difficoltà».
Nel ricordare che don Bergamin ha chiesto la revisione del processo, si sottolinea come da quando ha iniziato lo sciopero della fame - da ieri anche della sete - «ha fatto della medesima chiesa la sede della sua protesta, impedendo il regolare svolgimento del culto». Per quanto riguarda il capo di imputazione, si chiarisce che il sacerdote è accusato di «sollicitatio ad turpia» (espressione del diritto canonico riferita alla situazione in cui un chierico usa la circodon stanza del sacramento della penitenza per provocare il o la penitente a qualche tipo di pratica sessuale) da cui è partito l’iter sanzionatorio. Si ribadisce, inoltre, che la Congregazione per la dottrina della fede «ha assicurato a Bergamin ogni possibilità di difesa consentendo, fino alla conclusione del processo, l’opera dei patroni da lui designati». Nel ribadire la delicatezza e «segretezza» della materia, dettate dal «rispetto delle persone coinvolte», comunicato si conclude con una reprimenda, che stigmatizza la condotta del sacerdote, definita «ulteriore motivo di scandalo nella comunità, da deplorare severamente».
Se non fosse che don Luigi è deciso ad andare avanti ad ogni costo, al punto che al quarto giorno di digiuno ha smesso anche di bere. I parrocchiani, preoccupati per le sue condizioni di salute, ieri sera sono radunati sul sagrato per una veglia di preghiera. «Amici medici gli controllano la pressione, ma temiamo che stia forzando troppo i limiti fisici - rivela Andrea Bettini, presidente del comitato civico - . Noi non lo abbandoniamo, ma se dovesse peggiorare chiameremo l’ambulanza».
Nel frattempo i legali che assistono il parroco attendono di ricevere la notifica scritta del provvedimento. E ricordano: «Finora gli è stata soltanto letta una parte, ma è una modalità eccezionale rispetto a quanto previsto nel Codice di diritto canonico e perciò va motivata». Augurandosi che «nelle prossime ore si provveda alla lettura integrale del documento», in ogni caso stanno già predisponendo «la comunicazione nella quale si richiede la notifica scritta».
La storia che ha messo in subbuglio il quartiere a nord del Grande raccordo anulare tra campi incolti, discariche di rifiuti accumulati ai margini delle stade infestate dai rovi e prostituzione - potrebbe dunque arricchirsi di nuovi sviluppi.
La protesta
Da quattro giorni l’uomo è in sciopero della fame, da ieri ha smesso anche di bere