Protesta curda tra diplomazia e piazza
Oggi altra manifestazione. In città si moltiplicano le iniziative per fermare la guerra
Sono tre curdi del Rojava, ma la guerra l’hanno vista scoppiare da Roma, dove sono arrivati venerdì scorso per partecipare nel weekend a un convegno organizzato al Palladium. Dovevano spiegare il modello di autogoverno basato sulla teoria del «confederalismo democratico» elaborata dal loro leader Abdullah Öcalan, in un evento annuale che si svolgeva nella Capitale per la prima volta, voluto da col sostegno dell Municipio VIII, e dove erano invitati esponenti della sinistra italiana, come Mimmo Lucano. Ma quando mercoledì le bombe di Ankara hanno iniziato a cadere su Ras Al Ain, città al confine tra Turchia e Siria, la loro missione ha cambiato segno ed è diventata diplomatica. «Roma è la città dove il nostro presidente è arrivato 20 anni fa per trovare una soluzione al problema del nostro popolo. Ora qui troviamo una società civile e una politica molto vicini alla nostra causa. Speriamo che l’Italia possa fare di più per fermare l’occupazione turca», dichiara Ahmad Yousef, del Consiglio esecutivo della Siria del Nord. E in città la solidarietà non manca.
Con lui ci sono Dalbr Jomma Issa, una comandante dell’esercito Ypg, quasi una reduce ferita più volte, e l’ex sindaco di Kobane Anwar Muslem. Da mercoledì fanno la spola tra Montecitorio e Palazzo Madama per incontrare deputati e senatori, e sperano di concludere il tour alla Farnesina oggi. Ieri hanno esposto la loro «causa» in una conferenza stampa alla Camera. Denunciano il rischio di «genocidio» e chiedono l’intervento dell’Onu e dei paesi europei per fermare l’offensiva.
E se al livello nazionale la solidarietà è bipartisan, nella Capitale possono contare su un’accoglienza particolare.
Per esempio quella di Biblioteche di Roma: l’istituzione ha ricordato che ha quaranta titoli curdi in catalogo e invita regolarmente autori curdi. Il centro culturale Ararat, all’ex mattatoio di Testaccio, è un punto di ritrovo per la comunità ma anche per la galassia di attivisti pro-Kurdistan.
«A Roma c’è sempre stata una staffetta sanitaria di medici o infermieri che andavano a prestare assistenza nei campi profughi a Tel Temr», racconta Viola, attivista romana della Rete Kurdistan Italia. Da Roma sono partite delle carovane di solidarietà come quella che Zerocalcare ha raccontato nel suo fumetto Kobane calling.«I curdi qui hanno sempre trovato ospitalità. E noi sappiamo che è importante creare pressione sociale sulla politica», dice Yilmaz Orkan, volto noto della sede romana di Uiki Onlus, l’Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia. Gli attivisti della rete hanno convocato un presidio oggi alle 16 a Piazza indipendenza, ma stanno già preparando un corteo a novembre.