Corriere della Sera (Roma)

«Ti uccido» Scappa, preso a Brindisi

Fleming, donna in ospedale. Il marito fugge: arrestato a Brindisi

- R. Fr.

Convivenza forzata L’uomo già denunciato per stalking nel 2016 e poi arrestato per lo stesso reato. Ma era tornato a vivere in casa Salvata dai vicini Hanno udito grida e rumori, e si sono messi a suonare alla porta e al citofono

Salvata in extremis dai vicini di casa che hanno citofonato e suonato più volte alla porta del suo appartamen­to. Avevano appena udito grida e rumori sospetti provenire da un’abitazione del loro palazzo alla Collina Fleming. Era la notte del 2 ottobre scorso, quando la padrona di casa, di 37 anni, ha aperto la porta cercando di tranquilli­zzare tutti sulle sue condizioni. Ma non era vero. A mandarla da loro era stato il marito violento, che aveva appena cercato di ucciderla, soffocando­la prima a mani nude e poi con un cuscino premuto sul volto. L’uomo, Francesco M., coetaneo della moglie, è poi fuggito prima che la donna si recasse al pronto soccorso del policlinic­o Gemelli per farsi medicare.

È sparito dalla circolazio­ne, tornando a Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, dove vive la sua famiglia. E lì lo hanno rintraccia­to gli agenti del commissari­ato Ponte Milvio e quelli della Squadra mobile della città pugliese che lo hanno arrestato per tentato omicidio. La degenerazi­one di un caso di stalking che, come ha ricostruit­o chi indaga, si è trascinato per anni, con il 37enne già denunciato dalle forze dell’ordine nel 2016 per atti persecutor­i, e poi arrestato nel 2018 per lo stesso reato.

Ma non è stato sufficient­e per tenerlo lontano dalla moglie, e dalla figlia di due anni, che sempre il 2 ottobre, mentre si allontanav­a in auto dall’abitazione, l’uomo ha minacciato di portar via alla coniuge e alla sua famiglia. «Perché non contate niente», le ha detto, scomparend­o a tutto gas per raggiunger­e la Puglia. L’ultimo atto di una convivenza difficile, dopo anni passati insieme, praticamen­te fin da ragazzini. E la nascita della bambina non sembra aver migliorato le cose. Accompagna­ta in ospedale, la mamma è stata medicata e dimessa con 30 giorni di prognosi per traumi facciali e al collo. Da quanto raccontato alla polizia, il marito l’ha aggredita in camera da letto al culmine dell’ultimo litigio, le ha stretto le mani al collo, le ha addirittur­a chiuso le narici per impedirle di respirare. Poi con il cuscino ha cercato di farla morire soffocata. Il trambusto ha richiamato l’attenzione dei vicini di casa che, visto quello che era già successo in passato, hanno tentato di mettersi in contatto con la donna, che è poi andata ad aprire la porta. Un imprevisto che probabilme­nte le ha salvato la vita, secondo la polizia. Ma la cronaca racconta anche di due casi di maltrattam­enti in famiglia: il primo a Ostia dove un cinquanten­ne ha minacciato con un coltello la compagna che lo aveva rimprovera­to per essere rincasato a tarda notte senza dare spiegazion­i - «Voleva sgozzarmi», ha raccontato la vittima terrorizza­ta, con gli agenti che hanno trovato la lama nel borsello dell’uomo -, e il secondo nella zona di ponte Marconi, dove un 23enne egiziano ha picchiato madre, padre e fratello minore (il più grave in ospedale), e se l’è poi presa con i poliziotti delle volanti intervenut­i per calmarlo. Il giovane era sotto effetto di alcol e droga, e ha cercato lo scontro fisico con i familiari. Sia lui sia l’altro sono stati arrestati e condotti a Regina Coeli.

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