Termini, botte a dottoressa e infermiera
Piazza dei Cinquecento, una psicolabile picchia i sanitari
Soccorso Erano passati da pochi minuti le 23 quando è arrivata la telefonata al numero unico per le emergenze
Colpita in pieno viso, solo perché faceva il suo lavoro e cercava di aiutare una persona in difficoltà. È accaduto ancora, a Roma: un medico in servizio è stato aggredito la scorsa notte. E non in un posto qualunque, ma alla stazione Termini dove (come da mesi denuncia nei suoi servizi la cronaca di Roma del Corriere della Sera) regna il degrado e gli sbandati la fanno da padrone.
Erano da poco passate le 23 quando al Nue (Numero unico delle emergenze del Lazio) arriva una chiamata per un soccorso: una donna sui 25 anni sta dando in escandescenze e sta terrorizzando i pochi passanti che a quell'ora hanno il coraggio di attraversare le strade divenute ormai terra di nessuno intorno al principale scalo ferroviario della Capitale.
Quando l'ambulanza arriva in piazza dei Cinquecento la paziente è ancora visibilmente agitata, ma la dottoressa e l'infermiera riescono a calmarla e a caricarla sul mezzo di soccorso. Ed è proprio dopo aver chiuso il portellone ed essere partiti in direzione dell'Umberto I che la donna, con problemi psichici, ricomincia a dare in escandescenze. Salta al collo dell'infermiera - terrorizzata - e con un calcio riesce a ribaltare la lettiga che colpisce la dottoressa in faccia. L'autista per fortuna si accorge di quello che sta succedendo, ferma il mezzo e interviene, letteralmente strappando l’equipaggio dalle mani della paziente, che nel 2019 ha già «collezionato» 40 ingressi al pronto soccorso del policlinico, e sempre per questo tipo di comportamenti violenti.
Notte in osservazione e Tac anche per il medico aggredito, che ha riportato 20 giorni prognosi per la frattura della mandibola. A lei e al paramedico, è arrivata la solidarietà del sindacato Coas medici dirigenti: «Solo un maggior numero di risorse può ridurre il numero di questi episodi - ha detto il segretario nazionale, Alessandro Garau -. Non si può certo colpevolizzare la paziente, che non è responsabile delle sue azioni, ma servono maggiori protezioni per chi interviene».
Lavorare sì, ma in sicurezza: quindi ripristinare il presidio delle forze dell'ordine è quello che chiedono da più parti i lavoratori del comparto medico ospedaliero, l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, e il tavolo tecnico istituito al ministero della Salute.
Nel Lazio, dati alla mano, negli ultimi 5 anni sono state superate le 550 aggressioni. L'ultima solo tre giorni fa quando un romano di 45 anni ha minacciato un camice bianco del Sant'Eugenio perché gli somministrasse una dose di metadone.
In ambulanza Il mezzo era diretto all’Umberto I. L’autista si è accorto subito della violenza