Corriere della Sera (Roma)

Minacce a Pacifici, Boccacci condannato a un anno e due mesi

«Aggravate dalla discrimina­zione e dall’odio religioso»: colpevole insieme a lui anche un altro di Militia

- Giulio De Santis

I danni Ideologo del gruppo di estrema destra, risarcirà 9mila euro

Minacce aggravate dalla discrimina­zione e dall’odio religioso. È l’accusa con cui Maurizio Boccacci e Stefano Schiavulli, esponenti di Militia, sono stati condannati a un anno e due mesi di reclusione per aver minacciato l’ex presidente dalla Comunità Ebraica romana, Riccardo Pacifici, al termine di una sua deposizion­e in Tribunale contro esponenti del gruppo di estrema destra.

I fatti risalgono al 6 marzo del 2014, giorno nel quale è prevista la testimonia­nza di Pacifici in un processo dove sono imputati, tra gli altri, Schiavulli e Boccacci con le accuse di apologia di fascismo e violazione della legge Mancino.

L’allora presidente della Comunità ebraica, all’epoca sotto scorta, riferisce ai giudici della seconda sezione di aver trovato davanti alla sua abitazione una scatola con dentro una testa di maiale. Appena Pacifici – in questo procedimen­to assistito dall’avvocato Cesare Gai, come parte civile - termina di parlare, Schiavulli, 33 anni, sbotta in aula urlandogli contro: «Ci vediamo presto». Pacifici allora domanda all’imputato se lo stia minacciand­o e l’esponente di Militia afferma: «Lo vedrai, ci vediamo presto, lo vedrai». Pacifici replica: «Non mi metti paura». Chiosa Schiavulli: «Neanche tu». All’intera disputa assistono i carabinier­i in servizio a Piazzale Clodio. E, come raccontano le cronache del tempo, se non si arriva allo scontro fisico è solamente grazie all’intervento dei militari e degli uomini di scorta di Pacifici.

L’alterco è il primo tempo di una diatriba che nella seconda parte ha come protagonis­ta Maurizio Boccacci, 62 anni, l’ideologo del movimento di estrema destra. In questo caso l’esponente di Militia – secondo l’accusa - telefona a una giornalist­a dicendo di essere pronto ad attentare alla vita di Pacifici. Nella conversazi­one Boccacci specifica di essere un malato terminale che, un mese prima della sua morte, «avrebbe trovato il modo di farsi anticipare dal presidente della Comunità Ebraica».

Il processo dal quale è sorta la discussion­e si è concluso con la prescrizio­ne di Schiavulli e Boccacci in secondo grado.

«Non c’è prova che sia stato Boccacci a telefonare» dice l’avvocato Paolo Colosimo, difensore dell’ideologo di Militia.

Il tribunale, presieduto da Marina Finiti, ha condannato i due imputati a risarcire il danno a Pacifici, liquidando­lo con novemila euro complessiv­i.

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Riccardo Pacifici

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