«Gli anni amari»: vita sfrenata e ribelle di Mario Mieli
Un film sulla vita di Mario Mieli, tra i fondatori del movimento omosessuale italiano nei primi anni 70, a cui è intitolato lo storico circolo con sede a Roma, nato poco dopo la sua morte nel 1983.
S’intitola Gli anni amari, di Andrea Adriatico, e sarà proiettato tra le preaperture della Festa di Roma oggi alla Casa del Cinema. «Il film — ha raccontato il regista — è l’attraversamento di un’epoca: quei vitali, difficili, creativi, dolorosi e rimossi anni 70. È anche la rievocazione di un movimento per i diritti, come quello omosessuale, che doveva inventare forme nuove per farsi riconoscere.Ma soprattutto è il ritratto di un ragazzo la cui genialità, libertà interiore e gioia di vivere erano troppo intense per il mondo che lo circondava».
Nato nel 1952 a Milano e morto suicida nel 1983, Mario fu attivista, intellettuale, scrittore, performer, provocatore, ma anche pensatore e innovatore dimenticato. Penultimo di sette figli nati una famiglia benestante, ha vissuto per tutta la vita un rapporto complicato col padre e la madre. La pellicola ne segue i passi a partire dall’adolescenza al liceo classico. La gioventù e la vita notturna sfrenata, quando ancora l’omosessualità era sinonimo di disturbo mentale.
Il viaggio a Londra e l’incontro con l’attivismo inglese del Gay Revolution Front.
E ancora, il ritorno in patria e l’adesione al «Fuori!» (prima associazione del movimento di liberazione omosessuale italiano), la fondazione dei Collettivi Omosessuali Milanesi e la pubblicazione del saggio Elementi di critica omosessuale. La popolarità ma anche le turbe mentali. «Mieli — ha spiegato Adriatico — era un genio, che ci ha sedotto, come riusciva a sedurre tutti coloro con cui entrava in relazione. Ma era anche un ragazzo immerso in una profonda solitudine».