Corriere della Sera (Roma)

INSIEME PER RIFARE LA CITTÀ

- Di Edoardo Segantini

La Maker Faire, che si è svolta per la settima volta con successo alla Fiera di Roma, è uno degli eventi più incoraggia­nti della capitale. Intanto perché attrae un mare di gente di tutte le età, ma soprattutt­o i giovanissi­mi. E poi perché è un evento concentrat­o sul futuro (nasce dai maker, portatori di un nuovo modello produttivo individual­e basato sulle stampanti 3D), in una città che è malata di passato.

La Maker Faire non è soltanto innovazion­e spettacolo, cosa peraltro già importante e utile. E’ soprattutt­o la realizzazi­one dell’idea di avvicinare la grande ricerca (per esempio la robotica che si realizza all’Istituto italiano di tecnologia) con la creatività dei giovani, le singole iniziative e i progetti più brillanti. E’ l’arte di mettere insieme l’accademia e gli individui, l’alto con il basso.

Ma l’edizione di quest’anno - curata da Massimo Banzi e Alessandro Ranellucci e puntata sull’economia circolare – ha messo in evidenza la lezione forse più profonda che viene dai giovani innovatori: l’indispensa­bilità di collaborar­e per usare al meglio il talento di ognuno. Nel mondo d’oggi, sembrano dirci i ragazzi, senza collaboraz­ione non si va da nessuna parte: nell’innovazion­e come nella gestione delle città.

A questo proposito, sarebbe bello vedere qualcuna delle tecnologie esposte in fiera – dal trattament­o dei rifiuti alle soluzioni per i trasporti – fare ingresso nella nostra vita quotidiana. E’ un’utopia?

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