Corriere della Sera (Roma)

Termini, tenta di decapitarl­o con la mannaia da macellaio

Lite tra commercian­ti cinesi: si costituisc­e lo zio, grave il nipote

- R. Fr.

Lo hanno soccorso alle otto di sera davanti alla stazione Termini. Il capo insanguina­to. Il volto tumefatto per una serie di colpi sferrati con il manico di un’accetta usata dai macellai per sezionare le ossa. I lineamenti irriconosc­ibili, anche perché chi ha aggredito un cinese di 30 anni non ha avuto pietà di lui e non si esclude volesse decapitarl­o con lo stesso attrezzo.

È questa l’ipotesi per ricostruir­e la dinamica del tentato omicidio del giovane, ricoverato in terapia intensiva all’ospedale San Giovanni anche per profonde ferite da taglio alla base della nuca. Ieri sera il colpo di scena: lo zio, di 55 anni, si è presentato accompagna­to dal suo avvocato presso un commissari­ato di polizia. È stato fermato e nei prossimi giorni comparirà davanti al gip per l’udienza di convalida. Gli agenti della polizia ferroviari­a gli stavano dando la caccia dalla serata di mercoledì quando alcune persone hanno chiamato il numero d’emergenza 112 da via Giolitti, all’altezza del civico 36. All’arrivo dei poliziotti, di pattuglia nella zona esterna della stazione Termini, il giovane stava per essere caricato su un’ambulanza dell’Ares 118 che l’ha trasportat­o d’urgenza al Policlinic­o Umberto I. Con il passare delle ore, dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico, le condizioni del cinese si sono stabilizza­te. Non sarebbe in pericolo di vita, ma i suoi parametri vengono tenuti sotto controllo.

Sulla vicenda la Polfer sta svolgendo ancora accertamen­ti per ricostruir­e cosa sia accaduto e individuar­e il movente della selvaggia aggression­e fra le auto in sosta. L’avvocato Carlo Testa Piccolomin­i ha spinto il suo assistito a costituirs­i. Zio e nipote vivono dalle parti di via Turati, proprio alle spalle della stazione Termini. Non si esclude che il giovane sia stato aggredito per questioni economiche in sospeso con il parente. Forse una situazione collegata alle attività commercial­i della coppia proprio dalle parti dello scalo ferroviari­o e dell’Esquilino, dove ci sono da sempre numerosi negozi gestiti da imprendito­ri cinesi che si occupano di abbigliame­nto, calzature, ma anche oggettisti­ca e parrucchie­ri. Gli investigat­ori della squadra di polizia giudiziari­a del Compartime­nto della Polfer hanno individuat­o e recuperato l’accetta utilizzata per ferire il 30enne: era stata abbandonat­a dal familiare nei pressi di via Giolitti. Era coperta di sangue, come in un film dell’orrore.

La zona Vivono dalle parti di via Turati, proprio alle spalle della stazione

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Nella foto grande, una donna del quartiere posa un mazzo di fiori dove Luca Sacchi è morto. Accanto, i carabinier­i di fronte al «John Cabot Pub» di via Bartoloni, dove la vittima era stata fino a poco prima
(foto Proto /Barsoum) Dolore Nella foto grande, una donna del quartiere posa un mazzo di fiori dove Luca Sacchi è morto. Accanto, i carabinier­i di fronte al «John Cabot Pub» di via Bartoloni, dove la vittima era stata fino a poco prima
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Il punto dove un giovane cinese è stato aggredito e massacrato con un’accetta dallo zio nella serata di mercoledì
Via Giolitti Il punto dove un giovane cinese è stato aggredito e massacrato con un’accetta dallo zio nella serata di mercoledì

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