VAR SUBITO IN EUROPA LEAGUE
Il signor William Collum, quarantenne arbitro scozzese di Roma-Borussia Moenchengladbach, o è «sfortunato» quando dirige le squadre della nostra città oppure è semplicemente un arbitro scarso (più probabile). In ogni caso, lo scempio di giovedì sera all’Olimpico, con il rigore inventato contro i giallorossi al 95’, ha un precedente analogo che non è passato inosservato: aprile 2013, FenerbahceLazio 2-0, andata dei quarti di finale di Europa League, un rigore netto negato ai biancocelesti, uno contestatissimo concesso ai turchi e un’espulsione (Onazi). Un disastro. Sei anni e mezzo dopo, qualcosa nel calcio è cambiato: ci ritroviamo a volte con gli stessi errori, è vero, però abbiamo la Var in più. E proprio qui sta il punto: l’assenza del mezzo tecnologico nella fase a gironi è inammissibile. Sarà pure una Coppa di seconda fascia ma l’Europa League muove comunque importanti flussi di denaro: una svista clamorosa come quella di Collum non solo penalizza la classifica di una squadra, ma può determinare danni economici rilevanti qualora i punti persi per quell’errore dovessero poi causare l’eliminazione del club medesimo. L’Uefa è un organismo florido eppure parsimonioso (e lento) quando si tratta di investire un po’ per rendere migliore il prodotto. Forse Collum sarà servito a persuadere i signori di Nyon. A ogni modo, la Var in Europa è necessaria sin dalla prima partita del primo turno dei preliminari. Ci vuole così tanto per capirlo?