Corriere della Sera (Roma)

«Dopo gli spari era qui a lavorare»

I 21enni in cella vivono con le famiglie a Casal Monastero. La reazione di chi li conosce e dei residenti Fermati i due assassini di Luca Sacchi. Del Grosso, dopo il delitto, come se nulla fosse in pasticceri­a

- V. Costantini

La mattina dopo l’agguato a Luca Sacchi, Valerio Del Grosso si è recato al lavoro come in un giorno qualunque, come se poche ore prima di infornare biscotti e torte non avesse visto dissanguar­si di fronte ai suoi occhi un ragazzo come lui. Lo racconta la titolare della pasticceri­a dove il 21enne lavorava da otto mesi: «Giovedì mattina (a poche ore dal delitto, ndr) era qui a lavorare, era tranquillo, poi verso l’ora di pranzo ha detto che non si sentiva bene e se n’è andato». Valerio, forse, appreso della morte di Sacchi, ha iniziato la sua disperata fuga proprio in quei minuti. Ieri è stato il padre Gianni, infine, ad andare di persona alla pasticceri­a per avvertire che il figlio non sarebbe andato al lavoro, con la voce rotta e gli occhi bassi.

«Valerio lavora come pasticcere da noi da otto mesi, è un ragazzo solare, gentile, non riusciamo a credere a quello che è successo».

Il quartiere di Casal Monastero è come un paese di campagna incastrato tra la Tiburtina e la Nomentana, a due passi dal Raccordo anulare: tutti si conoscono e tutti sanno che due ragazzi della zona ora sono accusati di aver ucciso un loro coetaneo. Il quartiere, nel IV Municipio, è residenzia­le e tranquillo, ma a due passi da San Basilio, enclave di clan e spaccio.

«I guai arrivano tutti da lì», sottolinea­no quasi in coro dalla borgata a nord-est della Capitale. Valerio Del Grosso il 21nne che avrebbe esploso il colpo fatale che ha ucciso Luca Sacchi - è nato e cresciuto nella villetta a schiera in via Monteleone Sabino; nel verde del tranquillo isolato vive con la figlia di pochi mesi, proprio accanto ai genitori Gianni e Gianna. Una famiglia numerosa la sua, è terzo di quattro fratelli: il maggiore che gli fa da guida e consiglier­e, poi ci sono le sorelle più piccole. A pochi passi dalla sua casetta in mattoni rossi c’è la pasticceri­a «Sabina», dove da qualche tempo studia per diventare cuoco.

La mattina dopo l’agguato si è recato al lavoro come in un giorno qualunque. come se poche ore prima di infornare biscotti e torte non avesse visto dissanguar­si di fronte ai suoi occhi un ragazzo come lui. Un mattinata di lavoro normale interrotta però in modo brusco.

«Conosco la famiglia da vent’anni, sono persone normalissi­me che hanno cresciuto quattro figli perbene», spiega la titolare del locale sotto i portici degli alti palazzoni. È sotto choc come tutti nel quartiere, dove ognuno ripete lo stesso, innocente quanto stridente ritratto del giovane. La pasticcera ricorda bene il giorno dopo l’omicidio. «Giovedì mattina (a poche ore dal delitto, ndr) era qui a lavorare, era tranquillo, poi verso l’ora di pranzo ha detto che non si sentiva bene

❞ Quei ragazzi non hanno mai dato problemi, sono tranquilli

Il cassiere del Crazy Bar

Vita routinaria

e se n’è andato», racconta ancora la principale di Del Grosso: Valerio, forse, appreso della morte di Sacchi, ha iniziato la sua disperata fuga proprio in quei minuti. Ieri è stato il padre Gianni, infine, ad andare di persona alla pasticceri­a per avvertire che il figlio non sarebbe andato al lavoro: con la voce rotta e gli occhi bassi, ha detto poche parole per informare gli amici dell’accaduto perché non voleva che lo aspettasse­ro inutilment­e.

Una vita, in apparenza, fatta di routine quella dei due ragazzi; Paolo Pirino abita a mezzo chilometro dall’amico, in via Gregorio da Catino, condomini in stile inglese «Notting Hill», minuscole case con garage e giardinett­i personali.

«Sono ragazzi normali, nessuno qui spaccia, la sera ci ritroviamo al Crazy Bar poi al massimo andiamo ai pub di San Basilio». Una parte della solita comitiva di Valerio è accampata in via Ratto delle Sa

Paolo Pirino, l’altro giovane in cella per il delitto, viveva vicino all’amico-complice

La commercian­te «Valerio se ne è andato solo all’ora di pranzo, quando ha detto che non si sentiva bene»

bine, davanti alla parrocchia Sant’Enrico; poca voglia di parlare, ma la difesa dell’amico scatta comunque automatica. «Ma quale pistola o droga, quello è un padre di famiglia, è assurdo quello che stanno dicendo, non hanno fatto nulla di male» sbotta Simone, tatuaggi sulle braccia e sigaretta tra le mani. Chi conosce Valerio e Paolo a Casal Monastero sa che sono diventati amici da poco tempo, frequentan­o gli stessi giri e spesso si muovono in auto nel rione per poi trascorrer­e le serate nei locali. «Non me l’aspettavo, vengono sempre qui come tanti altri giovani, ma non hanno mai dato problemi, sono ragazzi tranquilli» conferma anche il cassiere del Crazy Bar.

A pochi passi dal caffè c’è anche il parco del quartiere, uno dei ritrovi preferiti della gioventù di periferia. «Giocavamo a calcetto insieme qui alla chiesa, poi però Valerio si è allontanat­o dai giri del catechismo, ma non ho mai saputo di frequentaz­ioni strane» racconta Dario, 20 anni, davanti all’entrata della parrocchia. I ragazzi del quartiere sono tutti cresciuti insieme, si ritrovano nei giardini che quando sono nati non esistevano nemmeno.

«Erano altri tempi i nostri. spiega Aurelia, vicina di casa dei Del Grosso a passeggio con il cane, anche lei quasi incredula -. Quando avevo vent’anni qui era tutto tranquillo, non giravano strani tipi. La famiglia di Valerio è una di quelle rispettabi­li, gente che lavora, il padre fa il noleggiato­re con conducente e i figli sono sempre stati molto seguiti».

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(foto Percossi/Ansa) Valerio Del Grosso mentre viene portato in carcere da uno dei carabinier­i che hanno partecipat­o alle indagini dopo l’omicidio di Luca Sacchi davanti al pub nella zona dei Colli Albani

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