Il venerdì grigio del maxi sciopero
Raggi: protesta ingiustificata
I trasporti vanno a singhiozzo, complice lo sciopero nazionale. I rifiuti però restano a terra. Gli asili comunali «non aprono», dicono i sindacati. I musei civici sì tranne uno. Mentre sotto il Campidoglio va in scena la contestazione a Raggi con sindacati e opposizioni a chiedere le «dimissioni» della sindaca per come gestisce la città e le aziende comunali. Lei replica: «Protesta ingiustificata». Il venerdì nero per il maxi sciopero sarà ricordato non tanto per i disagi, ma per lo scontro tra Comune e sindacati dopo la scelta di Raggi di liquidare Roma Metropolitane. Ora quella delibera è impugnata al Tar: a scrivere il ricorso l’avvocato Luisa Melara (ex Ama).
Diceva il sindaco Giulio Carlo Argan 41 anni fa: «L’agricoltura è centrale per arrestare la devastazione del territorio». In un documento, il movimento cooperativo propone di passare finalmente ai fatti. Suddivisi in quindici diverse aziende ci sono 3.077 ettari comunali sparsi a macchia di leopardo: da Tor Marancia al Laurentino. Si parla tanto di salvaguardia dell’ambiente, di fermare il cemento, di sviluppare un’economia ecosostenibile e integrata. Perché non cominciare da una realtà produttiva e sociale già esistente per cercare un nuovo futuro per i romani? Il Piano regolatore del 2008 ha inventato il modello delle «centralità», una ventina di aree in cui aggregare la crescita della città. La proposta, di complicata attuazione, non ha decollato, anzi sembra fallita. «Il Comune potrebbe puntare piuttosto sui suoi terreni agricoli, in pratica sovrapponendoli nella funzione di poli di sviluppo urbano» sostiene l’urbanista Vezio De Lucia. La proposta di spostare sulla terra piuttosto che sul cemento le aspettative di rilancio di Roma è ardita ma merita attenzione: «Non si fa una rivoluzione senza fare la Rivoluzione» diceva Robespierre. Se questo mondo deve cambiare, bisogna pur cambiare qualcosa.