All’Auditorium il canto libero di Dianne Reeves
L’intervista La vincitrice di cinque Grammy, è uno dei nomi di punta del Festival Jazz «La musica è un’arte che ha il potere di superare i limiti»
Con una delle più acclamate ladies del jazz, Dianne Reeves, 5 premi Grammy, apprezzata anche per il suo impegno nel campo dei diritti civili, entra nel vivo il Roma Jazz Festival che partirà il primo novembre dal Monk e dal Parco della Musica per poi spostarsi anche alla Casa del Jazz e all’Alcazar. Reeves salirà sul palco della Sala Sinopoli dell’Auditorium sabato 2 novembre.
La manifestazione è da sempre attenta a intrecciare scelte artistiche e attualità, offrire una lettura delle trasformazioni sociali. Quest’anno, lo slogan della rassegna è: «No borders. Migration and integration». Cosa ne pensa di questo titolo, Dianne?
«Penso sia meraviglioso, nell’epoca della globalizzazione ogni cultura ha qualcosa di bellissimo da condividere con il mondo. Ed è importante rimanere aperti a tutti i contributi».
Una apertura che riguarda anche il modo in cui i jazzisti intendono la musica? No borders, anche nel senso di superare i confini di genere e di stile?
«Si, penso sia una grande cosa, il modo in cui noi musicisti ci fidiamo l’uno dell’altro. E questa è la bellezza dell’arte».
Lei insegna anche canto. E sostiene che ognuno ha una voce unica, perché è una persona unica…
«Quando parlo di voce parlo del tono del tuo spirito profondo. La tua voce è quella che hai dentro. Io non smetto di ascoltare le voci di grandi artisti, per capire cosa avevano in più, cosa riuscivano a trasmettere. Mi hanno sempre colpita gli artisti che avevano un loro proprio suono: unico, riconoscibile, inimitabile. Li ascoltavi e sapevi che quello era il loro strumento.
Ai miei studenti dico: il tuo strumento può essere ciò con cui canti, con cui disegni, con cui dipingi, con cui scolpisci. Quindi sì, la voce è unica e può essere il tuo strumento».
E per scoprirla, la propria voce? Qual è il segreto?
«Penso che la cosa più grande e difficile sia avere la consapevolezza e avere fiducia in che tipo di persona sei. E credere in se stessi. Questo è l’inizio».
Nei suoi concerti lei è capace di passare dai classici del jazz, al Brasile, a Cuba, al pop, al soul. Questa è libertà?
«Per me tutto è musica. E la musica è un’arte che ha il potere di oltrepassare confini tra generi e superare i limiti. Io ho avuto la grande opportunità di entrare in contatto con la musica di tutto il mondo e di scegliere, di cantare ciò che sento mio. E poi è una
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Lezioni
Non smetto di ascoltare le voci di grandi artisti, per capire che cosa avevano in più, cosa riuscivano a trasmettere
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Scelte
Ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con la musica di tutto il mondo e di scegliere, di cantare ciò che sento mio
caratteristica del jazz riprendere canzoni da ogni genere e portarle nel proprio ambito».
Lei e altre colleghe come Angelique Kidjo, da sempre date voce anche ai diritti delle donne. Oggi per l’ambiente o denunciare nuovi razzismi, sono emerse giovani attiviste come Greta Thunberg o la candidata democratica Ocasio Cortez.
«Gli uomini e le loro opinioni hanno spesso prevalso nel mondo. È necessario che ci sia, ora, un equilibrio nel dialogo e nella comprensione. Ci aspettano delle grandi sfide ed è bellissimo vedere che le donne, per prime, rispondono alla chiamata».