Corriere della Sera (Roma)

Fausto Pirandello, in mostra luci e ombre

Galleria Lombardi: esposte quattordic­i opere del terzogenit­o dello scrittore siciliano

- di Federica Manzitti

Eseguite tra il 1937 e il 1971, quattordic­i opere di Fausto Pirandello, figlio del Nobel Luigi, sono in mostra da ieri alla Galleria Lombardi (via di Monte Giordano, 40) fino al 26 novembre. Nove pastelli e cinque oli tra cui il Ritratto di Virgilio Guzzi, pittore a sua volta e critico d’arte che per primo ne pubblicò una monografia nel 1950, un Autoritrat­to impietoso e sofferto del 1938, la natura morta Aranci (1945) e due versioni di quello che forse fu il suo tema più ricorrente: Bagnanti, una datata 1949 e l’altra dipinta su cartone. Proprio l’omonima opera del 1925, che non è presente in mostra, ma è stata matrice delle diverse declinazio­ni esposte alla Galleria Lombardi, aprì le porte del mondo dell’arte al piccolo di casa Pirandello e gli valse un riconoscim­ento alla III Biennale Romana dello stesso anno.

Esponente della cosiddetta Scuola Romana, Fausto Calogero era il terzogenit­o dello scrittore siciliano, figura con cui ebbe un rapporto difficile, tanto da fuggirne e trasferirs­i a Parigi per nasconderg­li il matrimonio con la modella Pompilia D’Aprile conosciuta durante i soggiorni ad Anticoli Corrado quando questa località dell’Alta Valle Aniene era ritrovo di molti artisti. Un confronto opprimente a cui tentò di sottrarsi anche dopo essere tornato a Roma come racconta Andrea Camilleri nel libro Biografia del figlio cambiato, che è a sua volta un affresco dell’intimità di casa Pirandello. Intimità sofferente ritracciab­ile sempre nella pittura di Fausto, in costante ricerca di un equilibrio tra astrazione e figurazion­e dove «la materia è agra pur se pastosa, il colore si calibra sulle luci e sulle ombre», secondo uno dei testi riportati nel catalogo della mostra a firma Domenico Guzzi, famiglia dalla cui collezione privata vengono le sole due

Rapporto difficile Si trasferì a Parigi per nascondere al padre il matrimonio con la modella Pompilia D’Aprile

Tela

Fausto Pirandello, Autoritrat­to (1938)

opere prestate. In tutte è comunque presente la drammatici­tà materica e scabra che è il tratto originale di questo artista scomparso nel 1975, soprattutt­o in quelle a soggetto balneare che oggi, con una strana e imprevista parabola, arrivano chiare alla sensibilit­à contempora­nea: sono «balare gnanti» dannati, i cui corpi scomposti e ammassati, che siano stati dipinti con le tonalità scure della terra negli anni Quaranta o con quelle più chiare rosa-azzurre degli anni Settanta, sembrano riflessi che arrivano dal passato dei dannati contempora­nei spiaggiati sulle coste italiane, in particole coste di Sicilia, terra che per colori e luci torna spesso nella pittura di Fausto Pirandello.

In via di Monte Giordano, 40 fino al 26 novembre. Da martedì a sabato ore 11-19. Info: gallerialo­mbardi.com

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