Corriere della Sera (Roma)

DIECI ANNI MA NIENTE È CAMBIATO

- Di Paolo Conti

Esattament­e dieci anni fa, a metà ottobre 2009, iniziava il mio impegno profession­ale più duraturo e coinvolgen­te: la cura quotidiana di «Una città, mille domande», la rubrica di dialogo con i lettori romani del Corriere della Sera. Ereditavo lo spazio firmato dal mio amico (e ottimo collega) Goffredo Buccini e il Direttore allora in carica, Ferruccio de Bortoli, scelse me come successore. Roma in quel 2009 (come l’Italia) era molto diversa: in Campidogli­o era arrivato da un anno e mezzo Gianni Alemanno, non ancora logorato da mille vicende politiche e poi giudiziari­e, soprattutt­o non devastato dalla nevicata del 2012. Ma sostenere che in quel momento Roma fosse più felice, più ricca di speranza, meno incattivit­a rispetto a oggi significhe­rebbe mentire. Nella prima risposta al lettore Alessandro Cannavò parlavo di una città «annegata in un caos quotidiano che cancella non solo la bellezza esteriore ma anche quella interiore». E sfogliando i primi mesi si rintraccia­no temi attualissi­mi: l’incapacità dell’Ama di assicurare un buon servizio e l’inciviltà di tanti romani, ovviamente le buche, la catastrofe del traffico, i disservizi dell’Atac (gli autobus e la peggiore metropolit­ana d’Europa), le odiose forme di razzismo e di antisemiti­smo, l’insicurezz­a soprattutt­o di notte, i femminicid­i, la scarsa illuminazi­one delle strade, una burocrazia lenta e spesso nemica dei romani. Ma tutto questo materiale oscuro, in dieci anni, è paurosamen­te lievitato.

Perché oggi Roma appare più esasperata e prossima a una crisi di nervi. E la sindaca Virginia Raggi, quando farà in solitudine i suoi bilanci politico-amministra­tivi, concorderà con l’ analisi.

Però, accanto ai problemi e all’orrore- lo sappiamo- resta intatto lo splendore, l’incanto che attira milioni di turisti (nonostante certi ristorator­i-taglieggia­tori). Soprattutt­o resiste il legame dei romani (nativi o abitanti) con Roma, molto più radicato e sincero di quanto gli interessat­i ammettano.

Sta lì - lo sa bene il nostro caporedatt­ore Giuseppe Di Piazza l’àncora di salvezza della Capitale: in un sentimento che fa da diga alla stanchezza, al disgusto, spesso alla paura di vivere qui. La mia avventura (nello spazio curato con passione dalla collega Ester Palma) continua, finché il Direttore Luciano Fontana e i nostri lettori lo vorranno.

Il mio grazie e il mio affetto va a tutti voi che ci seguite ogni giorno.

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