Metropolitane, il Tar sospende la liquidazione
Sospesa la delibera dell’Aula. Camera di consiglio il 6 novembre
Il Tar accoglie il ricorso presentato dall’amministratore unico e dal presidente del Collegio sindacale di Roma Metropolitane contro la liquidazione della società decisa dal Campidoglio. Tra i ricorrenti, il consigliere Stefano Fassina (Si). A predisporre l’istanza è stata l’avvocata Luisa Melara, ex presidente di Ama.
Colpo di scena nella vicenda di Roma Metropolitane, dopo la delibera votata in Aula lo scorso 21 ottobre con la quale l’assemblea capitolina ha approvato la liquidazione dell’azienda partecipata al 100 per cento dal Comune. Ieri il Tar ha accolto il ricorso presentato da Marco Santucci, amministratore unico della società, Antonio Lombardi, presidente del Collegio sindacale e Stefano Fassina, consigliere comunale, rappresentati dagli avvocati Luisa Melara (ex presidente del Cda di Ama che il 1° ottobre si è dimessa assieme ai vertici della municipalizzata) e Francesco Vannicelli.
Tra i rilievi mossi dai ricorrenti si segnala che «l’ultimo bilancio approvato è quello chiuso al 31 dicembre 2014», aspetto che implica la mancanza di «certezza e certificazione dei propri ed effettivi risultati di esercizio» negli ultimi cinque anni. Si sottolinea, inoltre, che pur non essendovi i presupposti per valutare lo stato finanziario della società, si è proceduto «con eccesso di potere» e «difetto di istruttoria». Sul piano formale si osserva che «è del tutto carente, né è stata depositata, la relazione sulla situazione patrimoniale», così come sarebbero insufficienti «le osservazioni del soggetto incaricato (Ernst & Young) di effettuare la revisione legale dei conti». Elementi ritenuti indispensabili per consentire sia all’assemblea dei soci sia agli organi politico-amministrativi di ponderare la situazione. Al contrario, è l’ipotesi delineata nell’istanza al Tar, «appare evidente che si sia cercato a tutti i costi un pretesto per porre la società in liquidazione, decisione che costituisce tutt’altro che un atto dovuto». Ulteriore annotazione, l’approvazione del contratto di servizio e il disciplinare di incarico a Roma Metropolitane per quasi 43 milioni di interventi, «alla luce del nuovo piano finanziario pluriennale di spesa per la linea C», predisposti con determinazione dirigenziale dal dipartimento Trasporti il 31 dicembre 2018: impulso che stride con la scelta successiva di dismettere la società. Tra i punti sottoposti all’esame dei giudici amministrativi, si pone anche la questione dell’incarico di responsabile ad interim delle partecipate conferito al dg del Campidoglio, Franco Giampaoletti. Dopo una serie di proroghe, la nomina risulterebbe «scaduta quantomeno al 30 giugno 2019»: da quel momento, Giampaoletti «ha operato in assenza di poteri», motivo per cui gli atti da lui adottati dovrebbero ritenersi nulli.
Nel dispositivo con il quale il Tar ha concesso la sospensiva - domani l’Assemblea dei soci avrebbe dovuto recepire la delibera di liquidazione - si rinvia la discussione in camera di consiglio il 6 novembre. Dal Campidoglio l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, si dice fiducioso nell’operato dei giudici, pur osservando che «il presidente del collegio sindacale, che ha accertato le cause di liquidazione per riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale, ora ne chiede l’annullamento». Il capogruppo di Si, Stefano Fassina, insiste: «Chiederò alla sindaca di sospendere la conflittualità con la città, bisogna aprire una fase di dialogo con le parti sociali. Basta giocare allo sfascio, siamo preoccupati». Il capogruppo del Pd, Giulio Pelonzi, chiede il ritiro della delibera e annuncia ulteriori azioni, già da domani, a tutela dei lavoratori. Sulla stessa linea il portavoce di FdI, Andrea De Priamo: «La sospensiva conferma le ragioni della nostra battaglia, ora si pensi a garantire i livelli occupazionali e la rete metropolitana».