Zero il folle va in tour Al Palazzo dello Sport sei concerti sold out
Partono da Roma i nuovi live del re dei sorcini: le sei date sono sold out. «I biglietti li ha comprati il pubblico, io non ho così tanti parenti»
Il tour di «Zero il folle» partirà venerdì dal Palazzo dello Sport: sei i concerti in programma, ma sono tutti esauriti. «Mio padre era l’undicesimo figlio di una stirpe di contadini e pastori; nella famiglia di mia madre erano appena in quattro... una minoranza rispetto a lui. Eppure io non ho tutti questi parenti. I biglietti sono stati acquistati dal pubblico», ha scherzato il re dei sorcini (69 anni) alla presentazione del nuovo album (che dà il nome a questo tour). Nei live Renato Zero presenterà le ultime canzoni ma farà ascoltare anche i «classici» del suo repertorio. Sarà uno show spettacolare con un flusso torrenziale di musica e innumerevoli cambi d’abito
Zero il folle va in tour. Il re dei sorcini con il suo «carrozzone» musicale parte da Roma venerdì: sei date tutte sold out al Palazzo dello Sport. «Mio padre era l’undicesimo figlio di una stirpe di contadini e pastori; nella famiglia di mia madre erano appena in quattro... una minoranza rispetto a lui. Eppure io non ho tutti questi parenti. I biglietti sono stati acquistati dal pubblico», ha scherzato lui. E ha aggiunto: «Abbiamo venduto 100 mila biglietti nell’arco di un mese, mese e mezzo. Per me è stato meraviglioso scoprire che ci sono persone che non mi hanno mai abbandonato e hanno trasferito sui figli questa passione che credo sia ben riposta. Perché ripago il mio pubblico con il rispetto e la devozione con cui raccolgo messaggi, inviti, immagini che mi vengono offerti, dal marciapiede in su».
Sui concerti si sa poco: al flusso impetuoso di musica si aggiungeranno le improvvisazioni verbali di Zero e un numero considerevole di cambi d’abito (tutti disegnati da lui). «Di solito — ha raccontato — metto sul fuoco tutti gli ingredienti per ottenere un piatto ricco e accattivante. Però finché non si alza ’sto sipario io non so bene che cavolo ho combinato».
Di sicuro questo tour sarà incentrato sui brani classici e sulle canzoni del nuovo album Zero il folle che, pubblicato il 4 ottobre, è entrato direttamente al primo posto della classifica. È un disco di denuncia sociale. Si parla di ecologia: «È il nostro
❞ L’ecologia è il nostro nutrimento. A volte guardo il cielo e penso che il mio Cielo non era questo. Un tempo i temporali regalavano freschezza e pulivano quello che oggi non pulisce la Raggi
respiro, il nostro nutrimento, la possibilità di affrontare il tramonto e un’alba senza questi nuvoloni che da qualche anno si affacciano minacciosi. A volte guardo il cielo e penso che il mio Cielo non era questo. Quando si affacciavano i temporali regalavano la freschezza e pulivano quello che oggi non pulisce la Raggi». I testi raccontano di fuga dei cervelli, del crollo delle nascite, della solitudine causata dai social. E della globalizzazione. «Una brutta novità. Ormai la pizza e il sushi li trovi ovunque, i jeans li portano tutti... i turbanti, i sari, i mandolini, le cornamuse, le zampogne sono dappertutto. Il mondo è diventato una piattaforma incolore».
Quest’album, inoltre, gli è servito per far pace con la sua parte più eccentrica, fatta di trucco, piume e paillettes. «Festeggio Zero per avermi posseduto dall’età di 15 anni, per avermi tolto dalla nullatenenza, dalla noia, dal disincanto, per avermi ridato una verginità. Gli sono grato per avermi infuso quel desiderio di cambiare le cose, la vita che, anche se tanto bella, non va inchiodata a una parete come una fotografia, ma va trasferita a terzi. E se le mie canzoni hanno fatto un bel casino devo dire grazie a Zero».
Renato «evergreen», l’anno prossimo compirà settant’anni, dei quali più di cinquanta passati sotto i riflettori. Il primo album, No, mamma no! è del 1973, ma Renato Fiacchini ha cominciato a esibirsi quand’era ancora adolescente: al Piper, al Ciak, attore nei «caroselli», al cinema, in teatro. «Questo cambiare pelle ogni volta — ha raccontato alla presentazione dell’album — credo sia la forma migliore per non fossilizzarsi in quello che non è un mestiere. Lo dico con grande orgoglio e soddisfazione. Io non sono un mestierante, sono una persona che è uscita dagli schemi, mandando a quel paese la borghesia. Con tanti saluti».