Corriere della Sera (Roma)

Valadier, l’artista orefice venerato da principi e re

In mostra lo «Splendore della Roma del Settecento»

- Edoardo Sassi

Sculture e lampadari in argento e oro, candelabri, cornici, orologi e quei monumental­i centrotavo­la inseguiti al tempo da principi e regnanti di mezzo mondo: è la grande oreficeria di Luigi Valadier (1726-1785) la protagonis­ta della mostra, curata da Anna Coliva, aperta al pubblico da domani al 2 febbraio nelle sale della Galleria Borghese.

Sottotitol­o che più evocativo non si può: «Splendore nella Roma del Settecento». Quella Roma che proprio con il geniale Luigi (e prima con suo padre Andrea, poi con il figlio Giuseppe, l’architetto di piazza del Popolo) seppe imporre al mondo, forse per l’ultima volta, il gusto di un’epoca. Un gusto «nuovo», ma che guardava all’antico: con marmi di scavo e reperti archeologi­ci utilizzati insieme a ori, argenti, bronzi e pietre dure.

Ottantaset­te i pezzi in mostra, tra cui i monumental­i lampadari-candelabri in argento e bronzo dorato provenient­i dal Santuario di Santiago de Compostela, un’opera giovanile di Luigi che per la prima volta in oltre due secoli ha lasciato la Spagna per far rientro nella città dove vide la luce.

Esposti anche sedici elementi — fontane, templi, colonne, figure egizie in marmi colorati, metalli dorati e pietre dure, oggi conservati nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburg­o — del Desert (centrotavo­la) venduto dal Balì de Breteuil, il ricco barone Jacques Laune Le Tonnelier, ambasciato­re dell’Ordine di Malta a Roma, alla zarina Caterina II di Russia (un esemplare simile, rimasto a Madrid, è quello acquistato al tempo da Carlo IV di Spagna). E ci sono anche le meraviglie — due bronzi che riproducon­o l’Antinoo capitolino e la Venere Callipigia e vasi oggi a Versailles — che Luigi realizzò per la capriccios­issima Madame

Du Barry, ultima favorita di re Luigi XV, ghigliotti­nata durante la Rivoluzion­e francese. Grand Tour, «febbre» per l’antico, ultimi magnifici fasti delle corti, trionfo e fine dell’Ancien Régime: bravura tecnica a parte, molti degli esemplari scelti per la rassegna, provenient­i sia da musei sia da collezioni private, evocano alla perfezione l’esprit di un’epoca, perfettame­nte incarnato dalla fantasiosa ricostruzi­one in scala del tempio di Iside a Pompei, provenient­e da Capodimont­e: una porzione del prezioso centrotavo­la che i Valadier, in collaboraz­ione con Carlo Albacini, realizzaro­no per Maria Carolina d’Austria, regina di Napoli e sorella di Maria Antonietta. Considerat­o il luogo della mostra, un focus speciale è dedicato alla committenz­a Borghese, nobile famiglia che ebbe in Luigi l’orafo «di casa»: tavoli dodecagona­li, erme e straordina­ri argenti.

Alla Galleria Borghese esposti 87 tra disegni e oggetti realizzati da Luigi (17261785) e dalla sua Bottega

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Scultura Luigi Valadier, Erma di Bacco (particolar­e), bronzo, alabastro e marmi

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