Corriere della Sera (Roma)

Nasce il Miac, suoni e immagini al museo

- di Natalia Distefano

— firmato dal collettivo None — che svecchia l’idea stessa di istituzion­e museale regalandog­li il sapore impalpabil­e di una mostra d’arte contempora­nea. Lo hanno voluto così i quattro curatori, Gianni Canova, Gabriele D’Autilia, Enrico Menduni e Roland Sejko, che lo definiscon­o un «museo dell’immaginari­o». «Suona come un’ossimoro — dicono — ma la sfida è stata proprio quella di racchiuder­e in un luogo fisico lo sconfinato panorama di immagini e suoni che hanno fatto la storia d’Italia, rompendo ogni divisione tra radio, cinema e television­e per costruire un’esperienza capace di stimolare tutti i sensi del visitatore».

La paternità del progetto va però a Dario Franceschi­ni, ministro dei Beni e attività culturali e Turismo. «L’intuizione è arrivata nel 2014 — ricorda il ministro — in occasione della mostra sui 90 anni dell’Istituto Luce, che accese i riflettori sul suo straordina­rio archivio. Da lì nacque la volontà di valorizzar­e l’enorme patrimonio audio e video custodito in Italia con un museo ad hoc. Ero ministro allora e lo sono di nuovo oggi: vederlo realizzato è una rara soddisfazi­one frutto dell’imprevedib­ilità della politica». A finanziarl­o è stato proprio il Mibact con un investimen­to di 2,5 milioni di euro e il coinvolgin­ario, mento non solo di Istituto Luce Cinecittà ma anche di Rai Teche e il Centro Sperimenta­le di Cinematogr­afia, che hanno messo a disposizio­ne i rispettivi archivi. Per un totale incalcolab­ile di film, fotografie, sceneggiat­i, interviste, filmati d’inchiesta, programmi radio tv e documenti audiovisiv­i degli ultimi 120 anni.

Il percorso si sviluppa in 12 ambienti su un’area di 1650 metri quadri (l’ex Laboratori­o di Sviluppo e Stampa andato in disuso con l’avvento del digitale), divisa da un lungo corridoio multimedia­le su cui scorrono le tappe fondamenta­li: dalla nascita della radio all’Oscar a Lina Wertmüller. Ogni sala un tema: Potere, Commedia, Lingua, Eros, Cibo, Maestri. In una sorta di lemmario che aiuta a sfogliare l’atlante del nostro immagicon il visitatore avvolto da fotogrammi, voci e volti dei protagonis­ti. Non solo dello schermo — Totò, Mastroiann­i, Sordi, Troisi, la Magnani, la Cardinale, la Vitti — ma anche della cronaca, dai papi ai leader politici. E della musica, con le note di Morricone, Trovajoli, Piovani. In un meccanismo da grande macchina delle emozioni.

«Il museo è permanente, e il biglietto integrato con la visita di Cinecittà si mostra (dove invece ci sono i set, costumi e altri cimeli) — conclude il presidente di Cinecittà Roberto Ciccutto — ma la selezione dei materiali proiettati muterà nel tempo. E già si lavora su nuove sale e uno spazio lettura con 7 mila volumi dall’archivio Kezich».

In mostra Sugli schermi scorrono le tappe fondamenta­li: dalla nascita della radio all’Oscar a Lina Wertmüller

 ??  ??
 ??  ?? Allestimen­to La sala Storia del Miac definito «museo dell’immaginari­o» dai quattro curatori: Gianni Canova, Gabriele D’Autilia, Enrico Menduni e Roland Sejko
Allestimen­to La sala Storia del Miac definito «museo dell’immaginari­o» dai quattro curatori: Gianni Canova, Gabriele D’Autilia, Enrico Menduni e Roland Sejko
 ??  ?? Ingresso L’entrata del Miac negli Studi di Cinecittà. Il museo si sviluppa in 12 ambienti su un’area che misura 1.650 metri quadri
Ingresso L’entrata del Miac negli Studi di Cinecittà. Il museo si sviluppa in 12 ambienti su un’area che misura 1.650 metri quadri

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy