Desirée, accusato chiede perdono alla famiglia di lei
Il viso sgualcito dal dolore, Barbara Mariottini ascolta gli avvocati. All’udienza preliminare del processo dice Ilaria Angelini, difensore di Mamadou Ghara, mancava un interprete senegalese: il 15 gennaio si deciderà se accogliere la sua eccezione.
Accolta la costituzione di parte civile dell’associazione Telefono Rosa, la presidente della terza sezione della Corte d’Assise, Paola Roja, aggiorna l’udienza al 15 gennaio, dopo aver fissato un calendario (serrato) di appuntamenti. Si è aperto così il processo nei confronti di Yusif Salia, Mamadou Ghara, Brian Minteh e Chima Alinno per la morte di Desirée, 16 anni, drogata, stuprata a turno e lasciata morire nei locali abbandonati al degrado di via dei Lucani a San Lorenzo: curiosamente, la richiesta di costituzione di parte civile di Roma Capitale è stata accettata. Gli imputati rispondono di omicidio e stupro con gli aggravanti dell’età della ragazza e dall’aver agito per motivi abietti (abusarne a turno).
Desirée fu vista entrare per mano a uno dei suoi stupratori, nel container dove tutto era avvenuto, il 18 ottobre alle 14. Il resto è stato ricostruito dagli investigatori della squadra Mobile, coordinati dall’aggiunto Maria Monteleone e dal pm Stefano Pizza, grazie al racconto di alcuni testimoni fra i quali l’equadoregna Narcisa Leon, la congolese Muriel Kafusa e il bulgaro Nasko Radev (deceduto da poco).
Secondo la loro ricostruzione dei fatti alla ragazzina fu somministrato un mix «di gocce, metadone, tranquillanti e pasticche» facendole credere che si trattasse solo di metadone. Quindi fu violentata a turno. Infine, benché in stato di incoscienza, fu lasciata (nuda) su un giaciglio improvvisato dove fu trovata morta all’alba del 19 ottobre. La polizia venne avvisata da alcune persone che gravitavano attorno al container ma potè solo constatare il decesso. «Meglio lei morta che noi in carcere» avrebbero detto alcuni imputati a chi invece, improvvisamente, fu preso dallo scrupolo di salvarla, durante la sua agonia.
In aula Salia ha preso la parola per ritirare la denuncia nei confronti della famiglia — li aveva accusati di abbandono di minore — e per chiedere scusa: «Rispetto queste persone e mi scuso per il dolore che ho procurato loro».
Fuori, gli avvocati Maria Teresa Ciotti e Claudia Sorrenti, che assistono i nonni e la mamma di Desirée, dicono: «Questa è una famiglia che si fa molta forza perché si aspetta giustizia». Quanto alle parole di Salia e alla sua denuncia: «I familiari di Desirée contattarono Sert e servizi sociali come seppero che la ragazza aveva problemi di droga. La tragedia fu poco dopo».