Delitto Sacchi, il testimone: loro due parlavano di droga
Le dichiarazioni di Munoz accusano Nastia e Luca
«Quando Anastasiya è tornata ha detto a Luca “Tutto a posto!”. Luca non ha detto nulla, ha solo annuito». Così Costanzo Domenico Marino Munoz, amico di Luca Sacchi, presente la sera dell’agguato al personal trainer il 23 ottobre scorso. Dopo essere stato ammonito dal pm Nadia Plastina e dai carabinieri sulle conseguenze di eventuali dichiarazioni non veritiere, il 23enne di origini cilene ha cambiato versione altre volte. Per poi, alla fine, fissare alcuni momenti importanti di quella serata.
«Quando Anastasiya è tornata ha detto a Luca “Tutto a posto!”. Luca non ha detto nulla, ha solo annuito». Così Costanzo Domenico Marino Munoz, amico di Luca Sacchi, presente la sera dell’agguato al personal trainer il 23 ottobre scorso davanti al parco della Caffarella. Dopo essere stato ammonito dal pm Nadia Plastina e dai carabinieri sulle conseguenze di eventuali dichiarazioni non veritiere, il 23enne di origini cilene, fratello di una segretaria dell’ambasciata del suo paese, ha cambiato versione altre volte. Per poi fissare alcuni momenti importanti di quella serata.
Le mosse di Princi
Munoz aggiunge dettagli importanti anche sui giorni successivi al delitto, quando Giovanni Princi, amico di Luca fin dai tempi del liceo e ritenuto la vera mente della compravendita di 15 chili di erba in cambio di 70mila euro, gli ha chiesto se fosse stato contattato da chi indaga sull’omicidio o dalla stessa Nastia. Un tentativo di Princi, ora in carcere per spaccio di droga, di informarsi sullo stato delle indagini. Anche tramite un amico comune che si è prodigato per farli incontrare di nuovo, nonostante la ritrosia del 23enne di andare a trovare Giovanni, conosciuto anche come consumatore di droga («Fa uso di canne con marijuana e hashish, non so dove lo acquisti»). «Gli ho detto che non ero stato contattato da nessuno, tantomeno da lei — ha riferito Munoz nel corso dell’interrogatorio del 6 dicembre scorso in procura —. Gli ho detto invece che ero stato convocato dai carabinieri per essere risentito. Allora mi ha chiesto se avessero fatto il suo nome o se mi avessero chiesto qualcosa su di lui. Gli ho risposto di no, ero tentato di chiedergli il motivo di tanta preoccupazione, ma ho preferito non fargli domande. Sono rimasto da lui in garage (in via Assisi, ndr) giusto il tempo del cambio d’olio alla moto di un mio amico».
«Qualcosa di illecito»
Ma Munoz la sera dell’agguato a Sacchi si è anche accorto di altro. In particolare del fatto che «Luca, Nastia, Princi, le altre due persone notate prima in via Latina (Simone Piromalli e Valerio Rispoli?) stavano facendo qualcosa di poco lecito, e ho preferito farmi gli affari miei. Ritengo verosimile che con i due aggressori avessero concordato la cessione o l’acquisto di droga. Non penso proprio che c’entrino moto o pezzi di ricambio rubati (come aveva sostenuto l’ucraina, ndr). E comunque io con queste attività sono estraneo del tutto».
I soldi della vittima
Secondo il pm, Sacchi era pienamente consapevole degli affari illeciti di Princi, anche se non vi partecipava direttamente a differenza della sua fidanzata. Sacchi era con l’amico quando questo fu fermato, il 13 ottobre, in compagnia del pregiudicato Fabio Casali (una pesante condanna per traffico di droga dal Sudamerica) uno dei fornitori ai quali si rivolgeva Princi. E, partendo dalla sparizione del bancomat del 24enne denunciato da suo padre, c’è un altro filone di indagine ancora in corso. Luca, che dalla sua attività in palestra guadagnava 500 euro ma che con i soldi di un B&B del nonno arrivava quasi a 1800, effettuava spesso dei prelievi che hanno insospettito i suoi genitori. Ai quali però si è limitato a dire che si trattava di spese per i pezzi di ricambio della moto.