Qualità della vita Roma risale di tre posizioni
Graduatoria annuale del Sole 24 Ore, ultimi per la sicurezza
Riguadagna tre posizioni rispetto all’anno scorso, dal 21° al 18° posto, ma lo stacco con la capofila, Milano, in testa alla classifica per il secondo anno consecutivo, è ancora netto. Nel 2015, prima dell’amministrazione Raggi, nell’indagine del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle città italiane Roma era in sedicesima posizione.
Diciannovesima Si piazza così su «ambiente e servizi», nonostante le criticità di rifiuti e trasporto pubblico
Lo studio, che quest’anno taglia il traguardo della 30ª edizione, analizza 90 indicatori (nei report precedenti ne erano stati presi in esame 42) suddivisi in sei macro-aree: ricchezza e consumi; affari e lavoro; demografia e società; ambiente e servizi; giustizia e sicurezza; tempo libero. Nella Capitale le performance migliori si registrano nei settori «affari e lavoro» e «cultura e tempo libero» (7° posto), mentre scivolano in coda alla classifica (105° posizione) nella categoria «giustizia e sicurezza». Per «ambiente e servizi», nonostante le criticità nei rifiuti e nella rete di trasporto pubblico, la città è 19ª, mentre è 17ª in demografia e società. Il risultati più soddisfacenti sono stati raggiunti nel 2003 e 2008 (8° posto), il più deludente invece nel 1990 (65°).
Il confronto con il capoluogo lombardo, che negli ultimi anni ha saputo ripensare la propria vocazione facendo sinergia e diventando attrattiva grazie a un’offerta aggregata (arte, design, food, sviluppo urbanistico, innovazione e infrastrutture) e a un approccio sistemico è inevitabile: «Milano sta lavorando bene, segno che quando si mette in piedi un meccanismo di quel tipo, si innesca la curiosità di andare nel luogo del quale tutti parlano - riflette il presidente di Unindustria, Filippo Tortoriello - . È pur vero, però, che se primeggia in Italia, non mantiene gli stessi livelli nelle classifiche delle grandi capitali internazionali». Tuttavia, malgrado lo scarto di 18 punti, Tortoriello si dice ottimista: «Sono convinto che la partita per Roma non sia persa e che ci siano tutti i presupposti per riconquistare il primato nel giro di pochi anni». Sebbene la città rappresenti ancora un’anomalia rispetto alla media delle metropoli europee, il manager ritiene che il tema dei maggiori poteri possa riportarla al centro dell’interesse del Paese: «La questione dello status è fondamentale, certo, ma il punto rimane cosa si intende fare una volta ottenuti un margine di azione più ampio e risorse adeguate. Serve una progettualità che sappia affrontare i problemi e le sfide future con uno sguardo d’insieme».
Per il presidente dell’Acer, Niccolò Rebecchini, «la politica non basta, c’è bisogno di una buona classe dirigente, del mondo delle imprese, di sindacati e cittadini pronti a rimboccarsi le maniche». Se i grandi nodi irrisolti, che frenano il dinamismo e la modernizzazione, restano i rifiuti e l’infrastruttura della metropolitana ancora insufficiente, il portavoce dei costruttori sottolinea anche la necessità di «lavorare sul turismo “mordi e fuggi” creando eventi attrattivi». L’esempio sono le manifestazioni sportive che graviteranno su Roma nei prossimi anni (Ryder Cup, Formula E, Mondiali di nuoto, Internazionali di tennis): «Mi auguro che richiamino visitatori anche grazie a un pacchetto di iniziative collegate, diffuse sul territorio, dalle mostre alle boutique». Tra i promotori, assieme alle altre associazioni datoriali, di think tank con funzione di stimolo per la giunta M5S, Rebecchini osserva che lo stallo denunciato nel maggio scorso permane: «Il dialogo con l’amministrazione è difficile, non c’è confronto con le parti sociali e i rappresentanti del mondo imprenditoriale».
Pur ritenendo «confortante» la risalita di tre posizioni, Pietro Farina, direttore di Confcommercio Roma, ammette che «siamo ancora troppo lontani da Milano». Se in questi anni molte imprese sono fuggite al Nord, il rischio è che, senza un’inversione di tendenza, la situazione si cronicizzi: «Come Confcommercio stiamo cercando di valorizzare quel che c’è di buono, ed è molto, dalle start up alle università, fino alla ristorazione e alla ricettività».
Settimo posto Le performance migliori si registrano in «affari e lavoro» e «cultura e tempo libero»