Lo sgombero del centro sociale? Il Comune faccia causa
Il Tribunale sul caso di «Auro e Marco»: illegittima la determina dirigenziale, si applichi il Codice civile
Attesa Fassina (Leu): «Da tre anni aspettiamo il nuovo regolamento comunale per questi beni»
Era illegittimo, per assoluta carenza di potere, l’atto con cui il Campidoglio ordinò la riacquisizione dei locali, e quindi lo sfratto, del centro sociale «Auro e Marco» a Spinaceto. Quel tentativo di sgombero, alla fine, fu respinto. Loro si barricarono dentro e da allora non se ne sono più andanti. Ma oggi non è questo il punto. La novità importante, oggi, è la sentenza del Tribunale che per la seconda volta ha dato ragione agli occupanti. Perciò esultano i vincitori della causa ma anche tutte le altre associazioni degli spazi sociali finiti tempo fa nell’inchiesta Affittopoli, che fece luce sulle proprietà del Comune, circa 800, assegnate senza bando e senza contratto a prezzi bassissimi, il 20% del canone di mercato.
La giudice Assunta Canonaco ha basato la sentenza sulla differenza tra patrimonio disponibile e indisponibile del Comune, cioè tra gli immobili dei quali si può disporre e quelli che invece devono essere impiegati per finalità pubbliche. Lo stabile di «Auro e Marco» rientra nella prima categoria, ma per lo sfratto non bastava una «determina dirigenziale in autotutela», determina emanata quindi (nel 2016) «in assoluta carenza di potere». Il Comune invece avrebbe dovuto agire utilizzando «i rimedi ordinari di tutela previsti dal Codice civile», instaurare cioè una normale causa contro gli occupanti e aspettare poi la decisione del Tribunale. «Dopo anni di lotta e processi - esultano nel centro sociale - rivendichiamo il diritto di occuparsi dei beni pubblici abbandonati, riqualificandoli e tutelandoli dal degrado. E dire che il Comune ci aveva anche chiesto sei milioni di affitti arretrati…».
Stefano Fassina di Leu, da sempre al fianco delle associazioni, invita però la politica a non demandare ai giudici: «Dovremmo ringraziarle, queste realtà, per i loro servizi che io chiamo di welfare: da tre anni aspettiamo il nuovo regolamento comunale per questi beni, sempre promesso ma mai arrivato». La giudice ha anche condannato il Comune a pagare quattromila euro di spese processuali: «Per il futuro l’amministrazione è avvisata - concludono gli avvocati Felice Besostri e Giuseppe Libutti -. Atti di questo genere sono nulli». La vittoria però per qualcuno è tardiva. «A noi nel frattempo ci hanno sgomberato - dicono amareggiati gli ex inquilini del Rialto occupato al Ghetto, ex sede del Forum nazionale dei movimenti per l’acqua -: ci ha lasciati per strada proprio questa amministrazione, che sbandiera l’acqua come sua prima stella!».