Corriere della Sera (Roma)

CasaPound, otto dirigenti paghino i danni

La Corte dei conti: «Tolleranza e inerzia ingiustifi­cate, risarcisca­no 3,5 milioni»

- Di Ilaria Sacchetton­i

Inerti di fronte a CasaPound, otto dirigenti del ministero dell’Istruzione e dell’Agenzia del demanio hanno abdicato a qualunque iniziativa nei confronti del movimento di estrema destra che per 15 anni ha occupato il palazzo di via Napoleone III, rinunciand­o perfino a una semplice visura all’Agenzia delle entrate per appurare chi abitasse - illegittim­amente - nello stabile. Se avessero fatto quella visura avrebbero scoperto quello che i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziari­a hanno accertato per la Corte dei Conti, che cioè gli occupanti, lungi dall’essere nullatenen­ti, hanno un regolare reddito, spesso da lavoro dipendente, e dunque sono anche in grado di pagarsi un affitto.

Alle prese con le obiezioni degli otto dirigenti (Bruno Fimmanò, Marco Morelli, Renzo Pini, Piergiorgi­o Allegroni, Antonio Ficchì, Bruno Pagnani, Antonio Coccimigli­o, Jacopo Greco) chiamati a risarcire un danno di circa 3,5 milioni, il pm contabile Massimilia­no Minerva si è imbattuto nelle scuse più inverosimi­li. Inclusa quella (sostenuta perfino dall’Avvocatura dello Stato) secondo cui non ci sarebbe stato alcun danno per le casse pubbliche, perché l’immobile all’Esquilino era concesso in uso governativ­o (cioè interno) all’Istruzione e dunque non ne sarebbero derivati particolar­i introiti.

A questa argomentaz­ione i pm dedicano una paziente risposta nella quale elencano tutte le spese sostenute dagli enti pubblici costretti ad affittare immobili privati per i propri uffici. A partire dallo stesso ministero dell’Istruzione, che ogni anno spende 2 milioni 921 mila euro per la sede di via Carcani e 894 mila euro per quella di via Ippolito Nievo. Per non parlare del «canone milionario» versato per anni per assicurars­i gli uffici di piazza Kennedy («Per il 2014 7 milioni 502 mila euro, per il 2015 5 milioni 846mila»). L’elenco prosegue con «il ministero dell’Economia che scrivono i pm - spende per via dei Normanni 3 milioni 669 mila euro (l’anno, ndr)». Ci sono poi i 2 milioni 46 mila euro annuali che il ministero dell’Interno sborsa per la Prefettura di via IV Novembre e i 903 mila euro, sempre all’anno, per gli uffici di via Ostiense.

Somme a cui vanno aggiunti i 2 milioni 841 mila euro per la sede centrale di via Cavour 5 e via Turati, più 3 milioni 35 mila per quella di via Cavour 6. La lista si conclude con altri dicasteri. C’è il ministero della Salute che versa per la sede di via Ribotta 5 milioni 580 mila euro annuali. E c’è il ministero dell’Ambiente che ne paga 5 milioni 77 mila per i locali di via di Capitan Bavastro. Infine la presidenza del Consiglio paga 1 milione 711mila euro l’anno per i suoi alloggi di via della Ferratella, mentre l’Agenzia delle dogane sborsa 6 milioni 832 mila euro annuali la sede di via Carucci.

Tanti esempi, una sola conclusion­e: «La tolleranza e l’inerzia dimostrate dalle amministra­zioni e dai suoi dirigenti nella gestione - del tutto carente e omissiva- della vicenda immobiliar­e de qua (CasaPound, ndr) appaiono del tutto ingiustifi­cate e in contrasto con l’ordinament­o, essendosi risolta con la concession­e gratuita di un intero palazzo a un’associazio­ne in difetto assoluto dei presuppost­i di legge».

Conclusion­i su ui interviene la sindaca Virginia Raggi: «Bisogna liberare al più presto quell’immobile dall’illegalità». Ma CasaPound resiste, al punto che lo scorso 8 novembre ha tentato la via del ricorso straordina­rio al capo dello Stato chiedendo al Quirinale di sospendere, e poi annullare, l’ordinanza di sgombero notificata al movimento di estrema destra dall’Agenzia del Demanio il 12 luglio scorso. Un’ordinanza che comunque la Prefettura non ha eseguito.

Indagati

Citati in giudizio dipendenti dell’Agenzia del demanio e del ministero dell’Istruzione

La difesa

Nessun danno, perché l’immobile era in uso all’Istruzione e quindi non generava introiti

Sindaca e Quirinale

Raggi: liberare al più presto lo stabile dall’illegalità. Dal movimento ricorso al Quirinale

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Il palazzo di via Napoleone III dopo che il Comune ha fatto rimuovere la scritta «CasaPound»
(foto Barsoum/Proto) Esquilino Il palazzo di via Napoleone III dopo che il Comune ha fatto rimuovere la scritta «CasaPound»

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