La Lazio esulta: «Ora tutto è possibile»
Mille tifosi a Fiumicino per accogliere la squadra che ha vinto la Supercoppa
Festa grande a Fiumicino, con oltre mille tifosi, per accogliere la Lazio di ritorno dall’Arabia Saudita con la Supercoppa Italiana. La squadra di Simone Inzaghi ha battuto per la seconda volta la Juventus, dopo averlo già fatto in campionato, e ha acceso i sogni della tifoseria ma anche dei dirigenti biancocelesti. «Adesso nessun traguardo ci è precluso», ha detto Claudio Lotito, che ha conquistato il sesto trofeo della sua presidenza.
Hanno fatto mattina per festeggiare la Lazio. L’hanno accolta all’aeroporto di Fiumicino all’alba, prima erano cinquecento, poi sono diventati più del doppio. I tifosi – una marea di tifosi – hanno acclamato i biancocelesti al terminal 3: è stato un bagno di entusiasmo che ha coinvolto tutti quanti, da Inzaghi ai magazzinieri. Il boato più forte lo ha scatenato l’uscita di Danilo Cataldi. Un po’ perché aveva la Supercoppa italiana in mano ed è stato lui a mostrarla al popolo laziale. Un po’ perché quel suo splendido gol che ha chiuso la sfida con la Juve ha un sapore speciale: lo ha segnato un romano, uno che è arrivato nel vivaio a 12 anni, uno che ce l’ha fatta.
Pazzi di Lazio e senza limite ai sogni. Ormai nessuno ha paura a parlare di scudetto: non l’allenatore o il d.s., non Caicedo che lo grida forte alla festa di Natale, non la gente innamorata che lo chiede nell’alba di Fiumicino. La squadra di Inzaghi è stata la sola a battere la Juve nella stagione e per due volte. I bianconeri hanno giocato 24 partite tra campionato, Champions e Supercoppa, nessun altro ha messo in ginocchio Sarri e Cristiano Ronaldo.
«Nessun traguardo ci è precluso», dice Lotito, che di scudetto già parlava senza troppi timori nell’estate del 2017, dopo avere battuto – guarda caso – sempre la Juve in una sfida valida ancora per la Supercoppa: «Se ci è riuscito il Leicester in Inghilterra, perché non possiamo farlo noi?», chiedeva all’epoca. Oggi quella domanda retorica ha maggior valore perché la Lazio è un’altra, pur essendo rimasta la stessa nel presidente, nel d.s. e nell’allenatore. La società ha aumentato del 40% il monte ingaggi, i campioni se li tiene a meno che non arrivino offerte irrinunciabili. È diventata un punto di arrivo perché qui si può vincere.
La Lazio si tuffa nel 2020 piena di speranze. Lotito ha avuto la conferma che l’organico costruito in estate funziona anche se qualcuno continua a deludere (Berisha) oppure non decolla (Vavro, Jony). Non sono previsti grandi acquisti nel mercato di gennaio, il presidente vuole che vengano valorizzati i giocatori presi sei mesi fa. «Serve pazienza, soprattutto con gli stranieri: visto cos’è diventato Luis Alberto?».