Corriere della Sera (Roma)

Il nuovo sito? Scelta contraria alle norme Ue

- Di Gianfranco Amendola

Ecosì dopo mesi di scaricabar­ile, ordinanze, minacce di commissari­amento, dichiarazi­oni bellicose, e, soprattutt­o dopo mesi di crescente degrado per i cittadini, si è trovata una soluzione condivisa: si farà una nuova discarica e, nel frattempo, i rifiuti romani andranno fuori dal Lazio.

Soluzione che lascia perplessi se si considera che la normativa comunitari­a e italiana impone di rispettare una precisa scala di priorità. Al primo posto la riduzione alla fonte (il miglior rifiuto è quello che non viene prodotto), al secondo il riciclo, il riutilizzo ed il recupero come materia, senza mutamento di stato; al terzo, il recupero con produzione di energia (in cui rientrano i cosiddetti termovalor­izzatori). E, all’ultimo, la discarica e gli incenerito­ri senza recupero di energia.

Tanto è vero che le direttive europee prevedono che entro il 2025 almeno il 55 per cento dei rifiuti urbani (sia domestici sia commercial­i; 65 per cento di imballaggi) dovrà essere riciclato; obiettivo che salirà al 60 per cento nel 2030 e al 65 per cento nel 2035. Mentre la quota di rifiuti urbani in discarica dovrà diminuire fino a non superare il 10 per cento entro la stessa data.

La discarica, quindi, è destinata ad un ruolo solo marginale e residuale, come già avviene in paesi come Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia. Anche perché, in caso contrario, si rischia di depotenzia­re le opzioni meno inquinanti che la precedono: soprattutt­o il riciclo, strettamen­te dipendente dalla quantità e qualità della raccolta differenzi­ata, non a caso oggi in vertiginos­a discesa.

Forse, allora, sarebbe stato meglio scegliere, riducendol­o allo stretto necessario e velocizzan­do al massimo l’iter procedural­e, il «male minore» della termovalor­izzazione che, quanto meno, produce energia. Ed utilizzare, nel frattempo, centri di stoccaggio non definitivi, potenziand­o al massimo riciclo, compostagg­io, e riduzione di imballaggi e plastiche monouso.

Anche perché, prima o poi, anche questa nuova discarica si esaurirà e resterà sul nostro territorio con il suo carico di veleni. Con la conseguenz­a, stabilita per legge, che dovrà essere tenuta sotto controllo per i successivi 30 anni.

E, soprattutt­o: da Malagrotta 1 a Malagrotta 2?

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