Mezzosangue, concerto e sfida a colpi di rime
Sabato in concerto all’Atlantico ospita anche il concorso dedicato gli artisti emergenti
Identità e istinto li ha racchiusi in un passamontagna, per liberare rime e idee con la sola forza della voce. Eppure Mezzosangue, il rapper mascherato che sin dalla sua prima apparizione (nel 2012 al «Capitan Futuro Rap Contest») ha preferito puntare l’attenzione sul significato dei testi piuttosto che preoccuparsi di costruire un’idolatria di sé, è riuscito a conquistarsi un posto nell’Olimpo del rap anche «senza faccia», nascosta dietro la maschera e strappata al teatrino dello star system.
Sabato sceglie Roma, la sua città, per chiudere il «Sua Cuique Persona Tour» con un concerto all’Atlantico che ospita l’ultima live battle del suo progetto «Hurricane Tournament», concorso nazionale che ha coinvolto migliaia di rapper emergenti in un ciclo di sfide all’ultima rima. «Io sono stato lanciato da un contest — ricorda Mezzosangue, all’anagrafe Luca Ferrazzi — e trovo giusto dare ad altri la stessa possibilità di farsi notare. Specialmente nella Capitale, dove sono arrivate ben 400 candidature. Un buon segno, significa che in città c’è fermento e la scena rap gode di ottima salute. Mi fa piacere fare la mia parte».
Un atto d’amore nei confronti della musica e dei suoi talenti, firmato da un artista che non fa segreto della sua indole solitaria. «Non sono un tipo da comitiva — confessa — e scrivere canzoni è per me qualcosa di molto intimo. Quando compongo parlo sempre di cose che ho vissuto o che ho incontrato nella mia vita, inseguendo le emozioni di pancia. Per questo la mia musica e il mio linguaggio mi rappresentano in pieno. Essere autentico è esattamente quello che voglio, una priorità assoluta. E il passamontagna è una scelta che amplifica la mia libertà d’espressione: lascia parlare le idee e non il personaggio».
Un guerrigliero della parola che crede nell’universalità del messaggio. «Roma in questo aiuta moltissimo — dice — Il solo passeggiare tra le sue bellezze, tra i monumenti sopravvissuti al tempo, alle guerre e alle mode, è di grande ispirazione. Da un lato ti spinge a guardare oltre, lontano. Ad alzare sempre l’asticella. Dall’altro ti tiene legato a sé, ti conforta e ti rafforza: sai che c’è e ci sarà sempre».
Una città stampata nel dna che lo ha visto passare dall’autoproduzione fatta in casa al successo discografico. «All’inizio, come tanti, anche io scaricavo suoni su internet, poi li assemblavo e ci scrivevo su le mie rime — racconta — Pian piano però ho avuto esigenze artistiche nuove ed è arrivata la voglia di suonare con altri musicisti, confezionando brani che riflettono un lavoro corale». Qualcuno potrebbe pensare a un tradimento degli esordi, ma non è così. «Anzi — conclude il rapper romano — a me sembra un ritorno alle origini della scena hip hop, quando non era tutto a portata di pc e si andava in studio a comporre musica. In ogni caso, ieri come oggi, quel che conta sono solo le rime».