Ristorante asiatico chiuso: cibi «fuorilegge»
Chiuso dalla Asl per alimenti non tracciabili, ma il titolare ha deciso di rimanere aperto lo stesso all’Esquilino. È stato scoperto ieri dai vigili urbani impegnati in controlli rinforzati per l’allarme coronavirus sulle attività asiatiche che importano prodotti dall’Estremo Oriente. Il ristorante è stato nuovamente sequestrato e il titolare diffidato dal riaprire senza l’autorizzazione della Asl.
Gli ispettori della Asl Rm/1 ne avevano ordinato la chiusura qualche settimana fa dopo aver riscontrato una serie di irregolarità: sporcizia dei locali, mancato rispetto delle misure di sicurezza previste dalla legge, come anche carenza - se non proprio assenza di certificazioni sulla provenienza e la tracciabilità dei prodotti usati in cucina per preparare i piatti nel menù. Sia quello ai tavoli sia quello da asporto. Contestazioni pesanti alle quali sarebbero dovuti seguire rapidi interventi strutturali affinché l’attività potesse riaprire i battenti. Il titolare, tuttavia, non ha obbedito all’ordine dell’autorità sanitaria e ha invece deciso di rimanere aperto ignorando le prescrizioni, contando forse sul fatto che all’Esquilino di ristoranti asiatici ce ne sono molti e che le saracinesche alzate sarebbero passate inosservate. Non aveva tuttavia fatto i conti con l’allarme di questi giorni per il coronavirus e con un ulteriore aumento dei controlli da parte della polizia municipale per esaminare la regolarità degli arrivi di prodotti dalla Cina e più in generale dall’Estremo Oriente. Operazioni già molto frequenti in ogni periodo dell’anno, comunque, che in questo caso hanno portato alla scoperta del ristorante ancora aperto in piazza Vittorio nonostante il divieto. Gli agenti del Gruppo Centro hanno controllato i documenti in possesso del titolare del ristorante, che offre al pubblico anche piatti cinesi, e hanno accertato che per la Asl il suo locale doveva rimanere chiuso e così non era stato. A questo punto sono stati di nuovo apposti i sigilli all’attività, con la diffida a riaprire senza l’autorizzazione della Asl.